Alla fine, le cose al G7 non sono andate benissimo sul fronte ambientale: come previsto, nessun divieto di vendere auto a benzina e diesel dopo il 2030, e non è fissato neanche l’obiettivo di portare la maggior parte delle vendite alle zero emissioni. Si è deciso invece per un generico impegno da parte dei big ad accelerare gli sforzi alla conversione dei trasporti.

Nel comunicato rilasciato alle fine della tre giorni in Cornovaglia, si legge infatti che le più importanti potenze del mondo faranno di più per elettrificare la mobilità, senza però indicare una precisa data di scadenza per le immatricolazioni di vetture a combustione.

Un compromesso

Secondo i leader, si tratta comunque di una missione ambiziosa: “Riconosciamo che tutto questo richiederà un drastico aumento del ritmo dato alla decarbonizzazione globale nel settore dei trasporti su strada negli anni 2020 e oltre”, è la presa di coscienza. “Ci impegniamo ad accelerare la transizione che porterà lontano da nuove vendite di auto a diesel e benzina, per promuovere l’adozione di veicoli a zero emissioni”.

G7

Questa scelta è una soluzione di compromesso tra i vari Stati, tra i quali ci sono grandi produttori di auto che temono gravi ripercussioni sull’economia e sull’occupazione interna con uno stop alla produzione di vetture endotermiche.

Cento miliardi per il clima

In ogni caso, è una decisione meno coraggiosa rispetto alle prime bozze di proposte che erano circolate e che parlavano di prevedere il vero e proprio switch. Fra i Paesi del G7, solo il Regno Unito si è già mosso per indicare una data di scadenza, fissata per la fine di questo decennio.

In Europa, invece, mentre - per la sorpresa di molti - i cittadini chiedono di fare di più, solo la Spagna ha ascoltato gli appelli, che verranno esauditi nel 2040. In mezzo a tutto questo, il G7 ha anche deciso che la lotta ai cambiamenti climatici dovrà essere sostenuta finanziando la transizione dei Paesi più poveri con 100 miliardi di dollari all’anno.