La totale elettrificazione delle auto è l’obiettivo finale, ma tra i veicoli a combustione e quelli 100% elettrici ci sono delle vie di mezzo che secondo Suzuki possono traghettare l’Italia e il mondo in questa fase fino alla decarbonizzazione dei trasporti.
Ne è sicuro Massimo Nalli, presidente e amministratore delegato per l’Italia del costruttore giapponese, che può contare su una gamma che va dal mild hybrid all’ibrido plug-in, passando per il full hybrid, senza offrire motori endotermici puri o full electric.
Gli ostacoli di oggi
“Oggi l’elettrico non ha la grande popolarità che forse avrà in futuro per alcuni motivi”, ha sostenuto Nalli in occasione degli Electric Days 2022. I freni all’elettrificazione a suo avviso restano sempre gli stessi:
“Prima di tutto il prezzo d’acquisto iniziale. Credo di non sbagliare se dico che sia circa il doppio di una corrispondente vettura non elettrica. Poi c’è il problema dell’autonomia. Siamo tradizionalmente abituati a centinaia di chilometri, ma ora per le elettriche gridiamo al successo quando raggiungono i 400 km. E infine c’è la rete di ricarica. Facendo un confronto con l’estero vediamo che manca ancora tanto per raggiungere la capillarità della rete carburanti o avvicinarsi. Questi tre ostacoli rendono il mercato italiano ‘cinico’ e attento a soluzioni alternative”.
Più numeri, meno parole
Secondo Nalli, però, anche le Case auto hanno qualche responsabilità, perché potrebbero fare di più per schiarire le idee agli automobilisti, spesso confusi dai vari livelli di ibridazione, e avvicinarli così alla mobilità sostenibile:
“Credo che sarebbe un bene se i costruttori facessero uno sforzo per spiegare meglio cosa sono mild, strong, full e plug-in hybrid. Noi Case non stiamo facendo i compiti a casa – è il gioco di parole – per essere comprensibili. Ma perché non usiamo i numeri? Ad esempio la potenza della parte elettrificata. Oppure il voltaggio, una misura che permetterebbe al cliente di capire quale auto è più o meno ibrida.
Tirando l’acqua al mio mulino, ma restando sui numeri – continua – posso dire che Suzuki, con una gamma completamente ibrida che va da 12 V a 350 V, contribuisce in modo positivo alla riduzione delle emissioni. Il dato medio della CO2 in Italia nei primi due mesi dell’anno si attestava sui 114 grammi per km, ma noi eravamo al di sotto. Vuol dire che con una gamma completa di vetture ibride contribuiamo positivamente. Quindi comprendo la scelta degli italiani”.
I traguardi raggiunti da Suzuki non sono però legati alla sola questione ambientale. I clienti hanno infatti dimostrato secondo il manager di “apprezzare la combinazione fra la tecnologia ibrida e la trazione 4X4, che non è mirata solo ai fuoristrada, ma anche alla sicurezza in ogni frangente, come quando piove”.
“Resta il tema della normativa – aggiunge Nalli – che, piaccia o non piaccia, obbligherà tutte le Case a transitare al veicolo elettrico. Ma l’ibrido è la soluzione di oggi e immediata, che consente di mantenere una mobilità nazionalpopolare. L’auto elettrica presenta ancora dei problemi di accessibilità al grande pubblico che ne stanno limitando la diffusione”.
Nuove ibridazioni
Fino al 2035, anno del phase-out secondo la proposta della Commissione europea, potranno poi spuntare nuove soluzioni. Una è apparsa da poco ed è la motorizzazione a 140 volt: in pratica, un mild-hybrid che consente di percorrere qualche km in elettrico. Nalli dà qualche dettaglio sui vantaggi di questa tecnologia:
“Per dare una migliore accessibilità e ridurre i consumi abbiamo sviluppato un’ibridazione a 140 volt, che permette brevi tratti in elettrico, ma solo quando serve. La nostra prima applicazione è sul SUV Vitara, un’icona e un biglietto da visita del marchio Suzuki, che permette di avere una trasmissione automatica a emissioni particolarmente ridotte, una trazione integrale vera e costi accessibili. Vuol dire che il pacco batterie non è così incisivo su prezzo e massa totale, perché il voltaggio contenuto a 140 volt lo permette. Voltaggi maggiori non hanno questo vantaggio”.
[Foto: Federico Marongiu]