Il tracollo del mercato auto cinese sembra senza fine, ma stavolta almeno arriva qualche segnale incoraggiante. Secondo i dati diffusi dall’associazione dei costruttori cinesi CAAM, in particolare, a marzo le nuove immatricolazioni hanno registrato una flessione del 43,3% contro l’emorragia del 79% segnata a febbraio, con un totale di 1,43 milioni di auto vendute.
Si tratta del ventunesimo passo indietro di fila a fronte del nono calo messo a referto dal complesso delle auto elettriche e plug-in, scivolate nel mese in esame a quota 53.000 unità. Tra queste però non rientrano le Tesla, contabilizzate a parte, che anzi volano e potrebbero ulteriormente accelerare grazie alla nuova strategia cinese lanciata da Elon Musk. Musk che sta facendo discutere molto dopo il suo enigmatico tweet sul Coronavirus.
Record nonostante il Coronavirus
Il mese scorso la Casa californiana ha venduto in Cina 10.160 auto, più del triplo rispetto al mese precedente, segnando nonostante gli strascichi del Coronavirus il suo record assoluto nel Paese del Dragone, complici anche le speciali consegne a casa in stile Amazon che abbiamo avuto modo di provare.
Ciononostante Tesla ha messo a punto un nuovo piano d’azione finalizzato a scongiurare qualsiasi riflesso dei possibili scontri commerciali tra Usa e Cina. Come? Producendo nella Gigafactory di Shangai tutti i modelli da commercializzare nel Paese.
Non solo entry level
Da giugno, quindi, Tesla inizierà a vendere nel colosso asiatico delle Model 3 long range a trazione posteriore (uscite dal listino da tempo nel resto del mondo) prodotte localmente a un prezzo di 339.050 yuan, incentivi inclusi (poco meno di 45.000 euro). E Made in China saranno anche le Model 3 Performance, in precedenza solo d’importazione, con un prezzo inferiore a quelle prodotte in Usa addirittura del 20%.
La mossa stravolge le iniziali intenzioni di Musk sullo stabilimento di Shanghai, che avrebbe dovuto produrre inizialmente solo le versioni entry level della Model 3.