Con il rilascio dell’ultima edizione del BEV – Italy Progress Index, l’indice studiato da Quintegia con l’obiettivo di avere una fotografia del livello di elettrificazione del mercato automotive italiano visto dall’alto, sono state realizzate anche analisi più di contesto per cercare di dare una visione d’insieme del mercato della mobilità italiana.
Nell’ultima puntata di Automotive Forum LIVE, Nicola Pasqualin, Researcher e EV Specialist di Quintegia, ha approfondito alcuni dati e informazioni su 14 città metropolitane italiane che ci hanno aiutato a disegnare quello che è lo stato dell’arte e a definire i confini di quella che possiamo definire la questione culturale.
Mobilità ed emissioni
Secondo le evidenze raccolte nel quinto rapporto MobilitAria 2022 su dati ISPRA e Isfort, vediamo come nelle città metropolitane la media relativa alla distanza giornaliera pro capite percorsa in chilometri, pari a 24,8, non è molto differente dalla media del resto d’Italia (26,4). Il periodo di riferimento è il triennio 2017-2019 quindi una situazione che era ancora di normalità del traffico.
Altro dato interessante è quello riguardante l’incidenza delle emissioni derivanti dai trasporti sul totale della CO2 prodotta nel 2019. A Milano i trasporti producono il 38% della CO2 totale, di questo il 59% deriva dalle sole autovetture. A Roma sono responsabili del 31% delle emissioni, di cui il 69% dalle auto e a Palermo del 49%, di cui il 76% delle auto.
Facile comprendere come, dati alla mano, entrambi i fattori ben si adattano alle caratteristiche attuali delle auto elettriche, che soddisferebbero i bisogni quotidiani della maggior parte delle persone in termini di autonomia. Una maggiore penetrazione dei veicoli elettrici, poi, ridurrebbe sensibilmente l’incidenza delle emissioni di CO2 sul totale emissioni nelle città.
Ricarica pubblica, a che punto è?
È indubbio che la diffusione del mezzo elettrico (BEV o PHEV) sconta in questi ultimi mesi un’ulteriore ritrosia dovuta alla crisi energetica e al conseguente rialzo in molte circostanze dei prezzi della componente elettrica. Nelle diverse analisi, poi, abbiamo visto come la diffusione delle colonnine di ricarica pubbliche sia sotto la lente d’ingrandimento quando si parla di propensione all’acquisto. Ci siamo chiesti allora: a che punto è l’offerta pubblica, in termini di costi di ricarica?
Analizzando i dati al 1° novembre 2022 dei 14 principali operatori presenti nelle strade italiane, dividendo le colonnine pubbliche per potenza vediamo come il costo al kWh “a consumo”*, mediamente, è di 0,52 € al kWh per la ricarica fino a 22 kW, di 0,65 € tra 22 e 50 kW e di 0,72 € oltre i 50 kW. Valutando invece la miglior soluzione possibile offerta da ciascun operatore, considerando sia le offerte “a consumo” sia gli abbonamenti, ricaricare 100 kWh al mese a una velocità non inferiore ai 50 kW costa in media 51 € (0,51 € al kWh) con offerte che permettono, a pari condizioni, di scendere anche ben al di sotto degli 0,40 € al kWh.
Quindi, al netto di approssimazioni, medie e calcoli vari, qual è la situazione attuale della ricarica pubblica? Nonostante i generalizzati aumenti della componente energetica, la ricarica pubblica rimane ancora oggi una soluzione valida sia in termini di capillarità (come dimostrato dall’indice BEV – Italy Progress Index la parte relativa all’infrastruttura di ricarica è migliorata crescendo di oltre 2.000 stalli. Fonte: Motus-E) sia in termini di costo potendo contare su una molteplicità di possibilità che mantengono il costo competitivo.
Il livello dell'Italia nell'elettrificazione
Tutte queste sono considerazioni importanti e utili al consumatore per prendere una decisione ragionata e per capire quale sia la scelta più adatta alle proprie esigenze di mobilità. Una cosa però è chiara dalla lettura di BEV – Italy Progress Index: il terzo trimestre 2022 si chiude con un ulteriore calo, con l’indice che si attesta a 43,8/100 che ci allontana ancor di più dagli ultimi obiettivi fissati per il 2030 dall’Italia.
Il video dell'analisti di Nicola Pasqualin
*I prezzi “al consumo” utilizzati nelle analisi sono quelli standard offerti dagli operatori in assenza di abbonamenti, nei luoghi molto affollati dei centri città più grandi i prezzi “al consumo” possono essere maggiori.