Pannelli solari, acciaio, alluminio, chip e, soprattutto, auto elettriche. Fra i tanti prodotti "made in China" colpiti dai nuovi dazi americani alle importazioni, la tassa del 100% sui veicoli a batteria è quella che fa più notizia. Raddoppiando però i prezzi delle vetture cinesi, gli Stati Uniti dimostrano indirettamente l'attuale vulnerabilità delle Case occidentali.
In più, c'è un altro bene, legato sempre al mondo delle quattro ruote e colpito dalle tariffe punitive, che rischia di fare male agli stessi costruttori d'oltreoceano, trasformando la mossa della Casa Bianca in un potenziale boomerang: è il dazio sulle batterie per auto elettriche, che renderà più costosa la produzione della Model 3 a trazione posteriore, ossia la Tesla più economica.
Aumenti in arrivo?
Venduta in California a 38.990 dollari, la berlina utilizza le celle della cinese CATL, principale produttore al mondo di accumulatori per auto elettriche e vittima delle tasse aggiuntive, che passano dal 7,5% al 25%.
Fotogallery: Tesla Model 3 (Highland) 2024
Secondo Sam Fiorani, vicepresidente di AutoForecast Solutions per le previsioni sui veicoli, la Casa di Elon Musk dovrà ora far fronte a nuove spese e aumentare i listini, oppure trovare un altro fornitore o, ancora, ridurre la produzione della Model 3 base. Gli aumenti sembrano però improbabili, perché gli automobilisti non sono disposti ad aprire maggiormente i portafogli, in un periodo complicato tanto per il settore, quanto per i risparmiatori.
"Hanno bisogno di vendere questi veicoli", dice Fiorani parlando dei costruttori. "E finché non si raggiungerà un equilibrio tra domanda e offerta, la pressione al rialzo sui prezzi sarà minima".
Un po' di storia
Bisogna comunque ricordare che, al momento, la Polestar 2 e l'imminente Volvo EX30 sono le uniche elettriche "made in China" vendute negli Stati Uniti, quindi quadruplicare la tariffa pare più che altro una mossa prettamente elettorale. Ma come si è arrivati a questa situazione?
È grazie a ingenti sussidi governativi per l'industria dei veicoli, anni di intensa attività in ricerca e sviluppo e concorrenza interna che la Cina è diventata leader in produzione di batterie e raffinazione di materie prime come litio e grafite. All'ombra della Grande Muraglia nascono pure le chimiche al litio-ferro-fosfato (LFP), con autonomia e velocità di ricarica inferiori delle tradizionali, ma anche costi più bassi. Come quelle montate sulla Tesla Model 3.
"È possibile affermare che non c'è veicolo elettrico al mondo che non dipenda in qualche modo dalla lavorazione dei materiali e dalla produzione che avviene in Cina", dichiara Jay Turner, professore di studi ambientali al Wellesley College e autore di Charged: A History of Batteries and Lessons for a Clean Energy Future.
Ora l'amministrazione Biden ha l'obiettivo di recuperare il ritardo sul Dragone, da raggiungere anche col credito d'imposta da 7.500 dollari all'acquisto di veicoli elettrici, previsto dall'Inflation Reduction Act.
Non è comunque chiaro se altre vetture "made in USA" montino batterie cinesi e siano vittime collaterali dei nuovi dazi. Sappiamo che il Ford F-150 Lightning avrebbe utilizzato batterie LFP importate dalla Cina, ma l'Ovale Blu comunica ai colleghi di InsideEVs US che sta rivedendo i piani.
Esistono poi altri veicoli elettrici per il mercato statunitense che contengono batterie cinesi, come la Ford Mustang Mach-E e la variante a trazione integrale della Toyota bZ4X, ma sono vetture assemblate rispettivamente in Messico e Giappone e, perciò, non soggette alle tariffe, come dichiara - sempre a InsideEVs US - un funzionario dell'Office of the Trade Representative statunitense.