Sono dati in chiaroscuro quelli che emergono dagli ultimi studi sulle rinnovabili. Il think tank Ember, attraverso il “Global Electricity Review 2022”, e l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) segnalano, da un alto, una crescita delle fonti pulite; dall’altro, però, indicano un preoccupante ritorno al fossile e una certa lentezza nella tabella di marcia per gli obiettivi sul clima. Così tanto da metterli a rischio.
Record per eolico e solare
Partiamo proprio dal primo report citato. Di positivo c’è che solare ed eolico hanno raggiunto quella che viene già definita “una pietra miliare” nel settore, perché nel 2021, per la prima volta, hanno generato il 10% dell’elettricità in tutto il mondo. La quota è addirittura raddoppiata dal 2015, quando è stato firmato l’Accordo di Parigi.
Insieme alle altre fonti di energia verde, hanno poi prodotto ben il 38% dell’energia globale. A fare da padroni sono stati Olanda, Australia e Vietnam, che stanno spostando quote importanti di consumi verso il green, pari circa a un decimo negli ultimi due anni.
“I Paesi Bassi sono un ottimo esempio di come una regione dove il Sole non splende molto possa trovare il giusto ambiente politico, cosa che fa una grande differenza”, spiega Hannah Broadbent, analista di Ember.
I numeri più alti, almeno in percentuale, li ha fatti però il Vietnam, con un’impennata del 300%:
“In questo caso, c’è stato un enorme passo in avanti nella generazione di energia solare, guidato da tariffe e iniziative del Governo che hanno attirato le famiglie e i servizi”, aggiunge Dave Jones, responsabile di Ember.
Ma il fossile resiste
Il tutto nasce dalla ripresa post-pandemia, che ha aumentato la domanda globale di elettricità. Purtroppo, però, non solo di quella verde. Il 2021 è stato infatti l’anno che ha visto il carbone bussare di nuovo alla porta. Contemporaneamente, tutti i combustibili fossili sono cresciuti del 9%: il livello più alto registrato dal 1985.
Molto meno contenuto, per fortuna, l’incremento dell’uso di gas, salito dell’1% sulla scia del caro dei prezzi che ha colpito tutte le materie prime. A cominciare, appunto, dal gas, con i costi decuplicati. I Paesi meno virtuosi, da questo punto di vista, sono stati la Cina e l’India.
La speranza
Per tirare le somme, gli scienziati sostengono che eolico e solare dovranno crescere del 20% ogni anno fino al 2030 se non si vuole fallire la missione della decarbonizzazione. Allo stato attuale, la vetta sembra insormontabile. Ma c’è una speranza: il rincaro dei prezzi a cui stiamo assistendo potrebbero dare nuova linfa vitale alle rinnovabili.
“Eolico e solare ci sono e offrono una soluzione alle crisi che il mondo sta affrontando”, conclude Hannah Broadbent.
Frenata dalla pandemia
Lo stesso allarme lo lancia la Iea: “Con le attuali politiche, il mondo è sulla buona strada per ricavare il 18% del consumo totale dalle rinnovabili entro il 2030”. Si tratta di un 6% rispetto al 12% del 2019, ma la cifra è ancora “ben sotto il 32% necessario entro il 2030 per essere sulla buona strada verso il net zero a metà secolo”.
Non bastano quindi lo sviluppo di eolico e solare, il fatto che “l’idroelettrico rimanga di gran lunga la fonte più diffusa” e che le rinnovabili abbiano segnato un record nel 2021, con investimenti da 676 miliardi di euro.
Anche se l’energia pulita ha già “mostrato resilienza allo shock causato dalla pandemia” e anche se dovesse riprendere la crescita a livello pre-pandemico, oggi saremo comunque in “ritardo rispetto al tasso di miglioramento necessario per raggiungere sia l’accesso universale all’energia entro il 2030 che le emissioni nette zero entro il 2050”.