Rievocando le antenate delle moderne auto elettriche abbiamo più volte osservato come l'industria delle vetture a batteria sia stata molto più attiva agli albori del secolo scorso che non all'inizio dell'attuale. Tuttavia, uno dei primi esempi di produzione in serie risale agli Anni '80 e si deve all'opera di Fiat, che non ha risparmiato idee innovative per il periodo.
Sull’onda del successo riscontrato dalla Panda, lanciata nel 1980, una decina di anni e qualche prototipo più tardi la Casa torinese ha deciso di far debuttare sul mercato una versione completamente elettrica della sua utilitaria dando vita alla Fiat Panda Elettra, un modello che sottolineava l’impegno della Casa torinese verso un futuro sostenibile.
Carica in 8 ore
Per la Elettra, lanciata nel 1990, Fiat si è avvalsa della collaborazione dell’azienda austriaca Steyr-Puch, a cui già si doveva la trasmissione della Panda 4x4, scegliendo stavolta come base la Panda CL. Sotto il cofano, al posto del 750 Fire a benzina, era montato motore elettrico a corrente continua con eccitazione in serie da 9,2 kW (12,24 CV) di potenza.
Questo propulsore era alimentato da 12 batterie al piombo da 6V ciascuna, posizionate in modo da garantire una buona distribuzione dei pesi tra avantreno e retrotreno. Due di questa erano infatti installate direttamente nel vano motore mentre le altre 10 erano collocate in un contenitore d’acciaio sistemato nel baule.
Per quanto riguarda la ricarica, la vettura disponeva di un caricabatteria automatico che, collegato alla comune presa domestica, consentiva il rifornimento completo in circa 8 ore. L'intero progetto prendeva le mosse dalle esperienze maturate con le concept car come la X1/23.
Fino a 100 km di autonomia
Rispetto alla versione a combustione interna in allestimento CL, la Fiat Panda Elettra si distingueva anche per la presenza di un impianto frenante rinforzato con dispositivo automatico di recupero dell’energia in frenata e discesa, per la differente taratura delle sospensioni e per i pneumatici di dimensioni maggiori.
Frizione e cambio
Il serbatoio della benzina rimaneva al suo posto e alimentava un piccolo bruciatore in grado di fornire calore all’impianto di riscaldamento, mentre la trasmissione era la stessa utilizzata nella versione tradizionale: un cambio a 4 marce con frizione. Grazie alla robusta coppia, su strada pianeggiante la Panda Elettra poteva partire tranquillamente con la terza marcia innestata.
Per quanto riguarda le performance, la versione a zero emissioni dell’utilitaria era in grado di raggiungere i 70 km/h, accelerare da 0 a 40 km/h in 10 secondi e affrontare pendenze fino al 25%. L’autonomia del pacco batterie era di 100 km ad una velocità di crociera di 50 km/h.
Interni rivisti
Se all’esterno la principale differenza con la versione ad alimentazione tradizionale riguardava, un po' come oggi, l’eliminazione della griglia frontale, sostituita da un pannello in tinta carrozzeria, l’abitacolo presentava invece una grande novità. La Fiat Panda Elettra, infatti, aveva soli 2 posti. Il tutto non per problemi di portata, che restava di 100-120 kg, ma per far spazio alle batterie.
Dopo qualche anno di sviluppo, nel 1992 la Casa torinese ha presentato l'evoluzione, chiamata Panda Elettra 2. Oltre ad essere aggiornata esteticamente, questa era equipaggiata con un più potente motore elettrico da 17,7 kW (24 CV) e offriva in opzione un nuovo pacco batterie al nickel-cadmio che a parità di peso consentiva di aumentare l'autonoma di circa il 50%.
Con la Elettra 2 sono stati perfezionati anche il sistema di recupero energetico e il caricatore, reso più compatto e meno ingombrante tanto da poter essere inserito anch'esso nel cofano al posto della ruota di scorta. La dotazione prevedeva inoltre pneumatici a basso attrito e un computer di bordo. La Panda Elettra è rimasta in produzione fino al 1998, sostituita dalla Seicento Elettra.