Asma, problemi cardiorespiratori e tumori. Sono alcune fra le conseguenze dell’esposizione al particolato. Ma come nascono di preciso i disturbi e le malattie? La risposta potrebbe essere questa: le particelle inquinanti colpiscono le cellule e riducono la loro capacità di lottare contro altre minacce.

Lo dice uno studio della “Keck School of Medicine dell’Usc”, pubblicato sulla rivista “Autophagy Reports” e che spiega come il particolato attivi nei polmoni un meccanismo di difesa cellulare chiamato “autofagia”. Ma le conseguenze non sono sempre positive.

Distrazione eccessiva

Il sistema serve infatti a curare i tessuti dai materiali danneggiati o anormali. I ricercatori hanno però scoperto che il sistema, percependo il particolato come un pericolo, si attiva e si concentra per combatterlo, “distraendosi” da altri rischi.

“Sappiamo che le malattie, soprattutto quelle polmonari, possono derivare dall’esposizione all’inquinamento atmosferico. Quello che non sappiamo sono i meccanismi con cui ciò avviene”, spiega Edward Crandall, responsabile della ricerca. Adesso, però, sembra esserci una risposta.

“L’implicazione di questi studi è che l’autofagia è un meccanismo di difesa che ha un certo limite, oltre il quale non può difendere ulteriormente la cellula”.

L'evoluzione delle cellule durante la ricerca

I limiti dell’organismo

Per arrivare a questo risultato, il team fa sapere di aver condotto una serie di test utilizzando cellule di “adenocarcinoma polmonare”. Esponendole prima a nanoparticelle, poi a rapamicina (una sostanza chimica che stimola l’autofagia) e dopo ancora a entrambe, l’autofagia si è fermata a una certa soglia di difesa, che non ha superato.

“Di conseguenza – conclude lo studio –, le cellule potrebbero non avere la capacità di potenziare ulteriormente l’autofagia per difendersi da altri pericoli, come l’inalazione di fumo o un’infezione virale o batterica.

Ciò può contribuire a spiegare perché l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di una serie di malattie polmonari acute e croniche, tra cui il cancro ai polmoni, la fibrosi polmonare interstiziale e la broncopneumopatia cronica ostruttiva”.