In attesa di una maggior produzione "fai-da-te", pare proprio che Tesla non possa fare a meno della Cina quando si parla di batterie per auto elettriche. Quasi il 40% delle 61 aziende da cui Elon Musk e soci si riforniscono di accumulatori parla infatti la lingua cinese.

Lo rivela un rapporto della testata giapponese Nikkei, basato su algoritmi di apprendimento automatico che analizzano l'intricata catena di approvvigionamento della Casa texana. Un po' di numeri e geografia aiutano a capire questo risultato.

Fra Cile, Australia e Cina

Il Cile possiede il 36% delle riserve globali di litio e, insieme all'Australia, rappresenta l'80% dell'estrazione globale di "oro bianco". Ciononostante, la dipendenza dalla Cina rimane inevitabile, perché il Paese rappresenta da solo il 60% della raffinazione globale del minerale.

E il dominio si estende anche a settori più specializzati, come la fusione di metalli non ferrosi: basta dire che il 40% delle 42 aziende impegnate in questo processo ha passaporto cinese. Il Dragone detiene poi il primato delle imprese di "chimica inorganica", col 33% delle 102 società specializzate nel settore.

Tesla Giga Texas: produzione di celle a batteria di tipo 4680 (rapporto Tesla Q4 2022)

Produzione di batterie 4680 a Tesla Giga Austin

I rischi

Fatta una panoramica generale, la pubblicazione giapponese analizza nello specifico la situazione di Tesla, dando un punteggio alla dipendenza dai partner che va da 1 a 10. Il fornitore di litio Ganfeng, ad esempio, ottiene 6,8, mentre il produttore di composti inorganici Novoray segna 7,1. Zhejiang Huayou Cobalt fa invece 5,7.

A questo punto, la domanda è: cosa succederebbe con l'inasprirsi delle relazioni commerciali fra Stati Uniti e Cina? È probabile che la dipendenza dai materiali importati diventi un punto debole per i marchi fortemente dipendenti, come appunto Tesla. Il 1° agosto, la Cina ha imposto controlli sulle esportazioni di germanio e gallio, materiali utilizzati nei semiconduttori: una mossa arrivata in risposta alle restrizioni statunitensi sulle esportazioni di chip avanzati.

Per mitigare le implicazioni della guerra commerciale fra i due Paesi, la Casa ha in cantiere diversi piani di espansione: Panasonic, per dirne uno, aumenterà del 10% la produzione di batterie a Giga Nevada.