Il decreto sulle materie prime critiche di interesse strategico è legge. Dopo essere stato approvato dalla Camera lo scorso 30 luglio, ha ottenuto il via libera dall'Aula del Senato con votazione per alzata di mano.
Le procedure per autorizzare progetti strategici che rilancino le miniere italiane saranno quindi semplificate, con l'obiettivo ultimo di portare avanti la transizione energetica e digitale senza dipendere troppo da Paesi come la Cina o il Congo. Questo decreto, infatti, recepisce il regolamento europeo (Critical Raw Materials Act) che vuole assicurare la libera circolazione di tali materie prime nell’Ue, garantendo anche la sostenibilità.
Quali sono le materie prime critiche
Le materie prime considerate critiche dall'Ue sono 34: antimonio, arsenico, auxite/allumina/alluminio, barite, berillio, bismuto, boro, cobalto, carbon coke, rame, feldspato, fluorite, gallio, germanio, afnio, elio, elementi delle terre rare pesanti, elementi delle terre rare leggere, litio, magnesio, manganese, grafite, nichel (grado batteria), niobio, fosforite, fosforo, metalli del gruppo del platino, scandio, silicio metallico, stronzio, tantalio, titanio metallico, tungsteno e vanadio.
Quelle considerate strategiche sono: bauxite/allumina/alluminio, bismuto, boro (grado metallurgico), cobalto, rame, gallio, germanio, litio (grado batteria), magnesio metallico, manganese (grado batteria), grafite (grado batteria), nichel (grado batteria), metalli del gruppo del platino, elementi delle terre rare per magneti permanenti (Nd, Pr, Tb, Dy, Gd, Sm, e Ce), silicio metallico, titanio metallico, tungsteno.
Questo elenco non è definitivo ma verrà riesaminato dalla Commissione europea entro il 24 maggio 2027 e successivamente almeno ogni tre anni.
Secondo i dati dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), in Italia ci sono numerosi giacimenti di materie prime critiche come litio, rame o manganese, anche se al momento se ne estraggono solo due: feldspato e fluorite.
Diciotto articoli per rilanciare le miniere italiane
Una scheda del ministero delle Imprese e del made in Italy spiega che il decreto interviene sia sulla domanda che sull'offerta. Un nuovo Comitato tecnico permanente si occuperà, infatti, di studiare il fabbisogno nazionale e di monitorare le catene di approvvigionamento.
Per le 34 materie prime considerate critiche dall'Ue va raggiunta:
- l'estrazione di almeno il 10% del consumo annuo dell'Unione
- la raffinazione di almeno il 40%
- il riciclo di almeno il 25%
- l'import da un singolo Paese di non oltre il 65%
Al centro dell'offerta, invece, c'è il Programma nazionale di esplorazione, realizzato dall'Ispra che si occupa di aggiornare la carta mineraria nazionale (sarà completata entro il 24 maggio 2025 e aggiornata ogni 5 anni).
I progetti riconosciuti come strategici dalla Commissione europea avranno accesso a punti di contatto dedicati nei ministeri e ad autorizzazioni rapide. In particolare:
- il ministero dell'Ambiente è competente per le autorizzazioni all'estrazione (in 18 mesi al massimo) e al riciclo (entro 10 mesi);
- il ministero delle Imprese per quelle alla trasformazione (entro 10 mesi).
Per incentivare i progetti nazionali e assicurare l'approvvigionamento da paesi terzi interviene anche il Fondo nazionale made in Italy, che parte da un miliardo di euro e sarà alimentato anche da un nuovo sistema di royalty. Il modello è quello per gli idrocarburi, con royalty tra il 5 e il 7% del valore del prodotto da ripartire tra lo Stato, che le reinvestirà nel Fondo, e le Regioni, che potranno destinarle a misure compensative per i territori.