L’Alta Corte di Berlino ha deciso: i lavori per la Giga Berlin, la gigafactory Tesla che sorgerà in territorio tedesco, possono ripartire. Elon Musk e soci possono procedere al disboscamento dell’area acquistata dopo che erano stati costretti a uno stop forzato a seguito delle proteste dei gruppi ambientalisti locali.
Curioso notare come alle manifestazioni contro l’impianto della Casa americana della scorsa settimana il Die Grunen, partito nazionale dei Verdi, avesse risposto con posizione opposta, dichiarandosi favorevole alla realizzazione della gigafactory.
Tutto in regola
Lo stop era arrivato dopo che Tesla aveva già iniziato i lavori di bonifica e disboscamento del terreno. Il tribunale di Berlino ha ora appurato che l’azienda americana era in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie ad avviare i lavori e ha quindi sbloccato definitivamente le operazioni, dando fine alla situazione di stallo.
Intanto, la Lega Verde di Brandeburgo, associazione che si era attivata per fermare Tesla, ha dichiarato che non aveva nessuna intenzione di ostacolare i lavori, ma pretendeva che la Casa californiana fosse trattata come chiunque altro e che rispettasse la legge. La loro protesta si basava sul fatto che Tesla avesse ricevuto solo autorizzazioni provvisorie e infatti un tribunale tedesco aveva inizialmente constatato che l’iniziativa non fosse priva di fondamento. Ora la questione sembra definitivamente risolta.
Le proteste non sono terminate
Dopo lo stop ai lavori, la Lega Verde e Tesla hanno trovato un accordo. Arrivate le garanzie richieste, la Lega Verde ha addirittura ritirato la denuncia. Ma i problemi non sembrano finiti del tutto. Adesso contro Tesla si scaglia l’associazione per la conservazione del territorio e la protezione della fauna bavarese non si ritiene soddisfatta e continua la protesta.
Però, ora che l’Alta Corte si è espressa Tesla non dovrebbe più avere ritardi. Così potranno rispettare il planning secondo cui la gigafactory aprirà a metà 2021, anche perché la legge tedesca in materia di taglio degli alberi non consente il disboscamento nei mesi più caldi. Quindi, se Tesla non terminerà le operazioni entro i primi di marzo, sarà costretta a stare ferma fino a dopo l’estate.
Intanto si guarda anche al Brasile
Intanto, l’espansione della Casa non si arresta. Anzi, il ministro brasiliano della Scienza, Tecnologia, Innovazione e Comunicazione Marcos Pontes ha dichiarato di aver discusso in via preliminare la possibilità di costruire una gigafactory Tesla con sede nel Paese Sudamericano.
È stato confermato che si è tenuta una videoconferenza che ha visto la partecipazione di alcuni membri del governo e di un ingegnere della Casa californiana durante la quale si è vagliata l’ipotesi di produrre le Tesla in Brasile e, da lì, di esportarle sugli altri mercati dell’America Meridionale e Centrale. Su questo, il Brasile può vantare accordi di libero commercio con Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay, Colombia, Messico e con tutti i piccoli stati della regione caraibica.