Il dibattito sul futuro dell’auto (e della transizione green) dopo il Coronavirus è già entrato nel vivo. In attesa che si delineino i contorni della crisi economica a cui il mondo sta andando incontro, infatti, il settore è già in fermento per prepararsi a un post-pandemia estremamente delicato, che rischia di vanificare i progressi in termini di sostenibilità osservati negli ultimi anni.

Alla richiesta dell’industria di un time-out dei vincoli ambientali ha risposto immediatamente la ONG ambientalista Transport & Environment, provando a tracciare una strada per la ripresa che faccia perno sulle opportunità dello sviluppo sostenibile. Ma vediamo come.

La via degli incentivi

“La caduta delle vendite non necessariamente impatterà il rispetto della normativa”, osserva T&E con riferimento alle ormai famose multe sulla CO2 ai costruttori, “quello che incide realmente sulla compliance è il tipo di auto vendute, non il numero totale”.

L’associazione sostiene quindi che, senza toccare i vincoli ambientali, l’industria automotive dovrà essere sostenuta da un robusto meccanismo di incentivi alla rottamazione che premi (come avviene in Italia e in altri Paesi) l’acquisto di auto a basse emissioni. Da un lato quindi sostenere le flotte che si riconvertono all’elettrico, anche con agevolazioni fiscali e per le infrastrutture di ricarica, e dall’altro i privati, con iniziative analoghe. C’è da dire però che tutto dipenderà dalle risorse che sarà in grado e vorrà mettere in campo la Commissione Ue (e la BCE).

Costruttori divisi?

“La priorità ora è garantire la salute, la sicurezza e i posti di lavoro negli stabilimenti interessati dalle chiusure”, sottolinea Julia Poliscanova, direttrice Clean Vehicle di T&E, “la ripresa economica sarà cruciale ma non si può consentire ad alcune Case di appellarsi alla crisi per cancellare i target ambientali europei”. La stessa Poliscanova ipotizza anche una sostanziale scollatura tra i costruttori, rilevando che Volkswagen, Daimler e BMW avrebbero dei dubbi sull’eventuale retromarcia normativa.

I segnali del mercato pre-Coronavirus

Il terremoto Coronavirus è arrivato a interrompere una fase di crescita molto importante per le auto elettriche. Nei primi due mesi del 2020, infatti, la quota di mercato degli EV in Europa era raddoppiata rispetto allo stesso periodo del 2019, superando il 6%. Davanti a tutti in termini di market share c’era la Francia, con l’8%, e a seguire Germania (7%) e Regno Unito (6%). Più indietro l’Italia, sul 2%.

In linea di massima, T&E stima che per centrare gli obiettivi sulla CO2 Ue per il 2020 la quota di mercato delle elettriche si sarebbe dovuta attestare intorno al 5%. Il mercato quindi si stava muovendo nella giusta direzione, anche prima dell’arrivo nei concessionari di vetture particolarmente attese come la Volkswagen ID.3 o la 500 elettrica.