Se ne parla da settimane ormai, con un susseguirsi di report e analisi in arrivo da tutto il mondo: Coronavirus e inquinamento sono correlati? E se sì, a che livello ? Domande a cui bisogna dare quanto prima una risposta univoca. Lo sa bene anche l’Istituto superiore di Sanità (ISS), che scende ufficialmente in campo su questo fronte al fianco dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).

Insieme i tre enti hanno lanciato infatti oggi uno studio epidemiologico nazionale per provare finalmente a fare luce sulla questione e chiarire una volta per tutte in che modo fattori ambientali come la qualità dell’aria possano contribuire a spiegare le modalità di contagio e la gravità delle prognosi da Covid-19.

Smog e rischio infezioni

Lo studio segue l’avvio dell’iniziativa PULVIRUS promossa da ENEA, ISS, ISPRA e SNPA, che valuterà invece le conseguenze del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra, nonché le interazioni tra polveri sottili e virus.

“L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano anche l’epidemia di COVID-19”, osservano gli scienziati coinvolti, “le ipotesi più accreditate indicano che un incremento nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicazioni della malattia da Coronavirus”. Su questi temi, aggiungono, “occorre uno sforzo di ricerca congiunto inter-istituzionale”.

L'obiettivo dello studio

Il focus dello studio epidemiologico nazionale si concentrerà sul ruolo dell’esposizione a PM nell’epidemia di COVID-19 nelle diverse aree del Paese, per chiarire in particolare l’effetto di tale esposizione su distribuzione spaziale e temporale dei casi, gravità dei sintomi e prognosi della malattia, distribuzione e frequenza degli esiti di mortalità.

La risposta a queste domande verrà naturalmente poi associata a fattori quali età, genere, presenza di patologie preesistenti, fattori socio-economici e demografici, tipo di ambiente di vita e di comunità. Solo in questo modo si potrà infatti avere un quadro realmente completo della questione.

"Approfondire è doveroso"

“L’emergenza sanitaria della pandemia di COVID-19 è una sfida per la conoscenza sotto molteplici punti di vista e non solo quelli oggi centrali sul fronte dei vaccini e delle terapie”, ricorda il presidente dell’ISS, Silvio Brusaferro, puntando sulla necessità di “esplorare il possibile contributo dell’inquinamento atmosferico alla suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2, alla gravità dei sintomi e degli effetti sanitari dell’epidemia”.

Del resto, evidenzia il numero uno dell’ISPRA, Stefano Laporta, “il presunto legame tra COVID-19 e inquinamento è argomento divenuto quotidiano nel dibattito mediatico e non solo, suscitando da più parti teorie ed ipotesi che è giusto approfondire ed a cui è doveroso dare una conferma”.