Non c’è pace ultimamente per la Cina sul fronte dell’energia. Il Paese, ancora oggi, dipende per il 70% della produzione di elettricità dal carbone. Si tratta di una situazione che ha spinto le autorità cinesi a una profonda riorganizzazione del comparto, anche su esortazione della Cop26, che chiede a Pechino di accelerare sull’adozione di sistemi ecologici per arrivare alla completa decarbonizzazione entro il 2060.

Oggi però la realtà è un’altra e il Paese del Dragone sta lavorando su più fronti proprio intorno al carbone. Vediamo come.

Cosa si fa nel breve periodo

Da una parte la Cina ha contingentato le forniture energetiche, dall’altra sta spingendo ancor di più sulla produzione di carbone, valutando anche la possibilità di rivolgersi all’Australia e ad altri Paesi per reperire il combustibile. 

Ma l’aumento della domanda e la carenza della materia prima ha fatto schizzare i prezzi verso l’alto, generando ulteriori squilibri. Tanto che le autorità chiedono ora di intervenire per calmierare gli aumenti in vista dell’inverno. E qui si arriva alla stretta attualità.

Carbone

Calmierare i prezzi per l'inverno

La National Development and Reform Commission (NDRC), organo deputato alla pianificazione economica nel Paese, ha incontrato mercoledì scorso le aziende produttrici di carbone e le associazioni di industriali proprio per discutere una progressiva riduzione dei prezzi e le relative tempistiche. 

L’NDRC non ha ancora rivelato il risultato dell’incontro, ma tre importanti produttori di carbone cinesi hanno annunciato la creazione di un tetto al costo del carbone di 1.200 yuan (162 euro circa) per tonnellata in vista dell’arrivo della stagione invernale.

Durante la sessione notturna di trading di mercoledì scorso avvenuta nel Zhengzhou Commodity Exchange, i contratti future del carbone sono scesi del 13% fino a toccare il prezzo di 1.034 yuan (140 euro) per tonnellata. Solo una settimana fa si aggiravano attorno a 1.982 yuan (267 euro) per tonnellata. C’è stato quindi un crollo del 47,8%.

Le aziende che hanno annunciato di voler calmierare i prezzi sono Shanxi Coking Coal Group, Shanxi Jinneng Holding Group e Inner Mongolia Huineng Coal and Electric, rispettivamente il settimo, ottavo e diciottesimo produttore di carbone al mondo nel 2020. Shanxi Coking Coal e Huineng hanno dichiarato che i tetti sono stati applicati già da mercoledì, mentre Jinneng non ha ancora dato indicazioni al riguardo.

La crisi riguarda anche l'Ue

Intanto l’NDRC continua a vigilare sulle fluttuazioni dei prezzi di un combustibile - purtroppo - ancora al centro del sistema energetico del Paese. E il problema è tutt’altro che locale. La dipendenza dell’industria europea da quella cinese rende la prima quasi completamente condizionata dalla salute della seconda.

Una crisi industriale indotta da quella del carbone rischierebbe così di aggravare la situazione dei rapporti economici tra Europa e Cina, già messi a dura prova dalla crisi dei semiconduttori e dalla minacciosa nuova crisi del magnesio.