L'edizione 2022 di Automotive Dealer Day si apre con il Meeting delle associazioni, un dialogo tra i rappresentanti di Anfia, Federauto e Unrae nel corso del quale è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.
Tra i tanti temi che hanno animato il convegno, ovviamente, la transizione energetica è stata centrale e la presenza di Giorgetti è stata l'occasione per approfondire il tema non solo degli incentivi, ma anche dei progetti del Governo sul fronte della fiscalità legata al mondo dell'auto.
Per Giorgetti si va per gradi
Il convegno si è aperto con un'analisi dell'attuale situazione del mercato italiano. Il nostro attuale parco circolante è costituito da 38.808.000 veicoli, il 26,4% dei quali non va oltre l'Euro 3, con un'età media di 11,5 anni. Male anche le prospettive di vendita, che per il 2022 si stima non andranno oltre 1,4 milioni di immatricolazioni, in netto calo rispetto agli anni precedenti.
"In questo scenario, l'obiettivo del Governo non poteva che essere quello di svecchiare il parco circolante - sottolinea il ministro - per farlo abbiamo messo in atto un piano di interventi pluriennale, con stanziamenti che arriveranno fino al 2030. La stessa struttura degli incentivi è stata studiata proprio per venire incontro a chi ha un potere di acquisto più basso, per permettere in primis a questa fascia di popolazione di poter cambiare l'auto".
"Ma questo non è che un primo passo - insiste Giorgetti - a seguire ci sarà spazio per discutere della fiscalità per le imprese, allargando l'operatività del decreto anche alle flotte. Il tutto per raggiungere l'obiettivo cardine di svecchiare il parco circolante italiano e abbatterne il livello di emissioni". Da notare inoltre le rassicurazioni del ministro sul nodo dei tempi di consegna legati agli incentivi.
Il ruolo dell'elettrico
Nel corso del dibattito, ampio spazio è stato dedicato all'auto elettrica, centro focale della transizione in atto. A tal proposito, i dati presentati sono allarmanti. Rispetto ai competitor europei l'Italia si posiziona nelle retrovie nella classifica delle elettriche vendute, con una quota del 3,3% nel trimestre gennaio-marzo 2022. Un dato sconsolante la cui causa, secondo Michele Crisci, presidente Unrae, è da ricercare nello scetticismo ancora molto forte dell'automobilista italiano nei confronti dell'auto a batteria.
“Questo perché – osserva Crisci – il passaggio all'auto elettrica non è supportato da un adeguato sviluppo dell'infrastruttura di ricarica. Sono ancora troppo poche le colonnine presenti sulle nostre strade. Senza considerare che la maggior parte di quelle funzionanti non sono sufficientemente veloci da poter permettere agli automobilisti di muoversi con la stessa serenità che oggi caratterizza la mobilità a benzina o Diesel".
Un problema questo, aggiunge il numero uno Unrae, "che rischia di avere ripercussioni anche sul turismo, parte fondamentale del nostro PIL. Bisogna mettere nella condizione i turisti, anche quelli stranieri, di potersi muovere con serenità a bordo della loro auto elettrica”.
Sul tema, secondo il vicepresidente di Federauto, Plinio Vannini, una strada percorribile per implementare l'infrastruttura potrebbe essere quella di supportare i concessionari nell'installazione di colonnine all'interno delle loro aziende. “In questo modo – nota Vannini – si potrebbe puntare su almeno altri 5.000 punti di ricarica, distribuiti lungo l'intero territorio nazionale”.
Oltre l'auto, c'è la filiera
Ma auto a parte, nel corso del convegno più volte gli interventi dei vari relatori sono stati incentrati sul tema della filiera. Il processo di transizione, infatti, non investe unicamente l'automobile in quanto tale, ma anche l'intero mondo dell'indotto, che va supportato e sostenuto, per rendere giustizia all'impegno sul fronte della riduzione delle emissioni inquinanti.
Secondo Marco Stella, vicepresidente Anfia, “gli incentivi e il modo in cui questi sono stati strutturati aiuteranno sicuramente a dare un ruolo più forte all'auto elettrica sul nostro mercato. Ma questo non basta".
Per Stella, infatti, "occorre pensare a tutta la filiera e capire quali strumenti di politica industriale verranno messi a punto per supportare le realtà aziendali. Abbiamo bisogno non solo di un decreto, ma di un patto che coinvolga l'intera filiera. Dobbiamo avere un transition framework da parte dell'Europa, per avere a disposizione strumenti nuovi e flessibili anche per affrontare l'aspetto tecnologico di questa transizione”.