“L’Europa agli europei”. Sarà questo il motto dell’ipotetico sovranismo dell’auto elettrica Ue, da lanciare in risposta alla Cina e al neoprotezionismo americano? Il coro, con parole chiaramente diverse, si solleva dalla Francia, dove il presidente Emmanuel Macron sta escogitando un piano per supportare l’automotive europeo, nell’ambito di un nuovo e complesso scacchiere geoeconomico.
Un tema caldissimo. Non solo perché urge una contromossa al recente Inflation Reduction Act (IRA) a stelle e strisce, che vincola gli incentivi a una sorta di produzione “made in Usa”, ma anche perché l’Unione europea ha appena confermato in via definitiva lo stop alle vendite di motori a combustione dal 2035. L’inquilino dell’Eliseo potrebbe quindi aver trovato una sponda nel cancelliere tedesco Olaf Scholz, appena incontrato a Parigi. E l’Italia? Riuscirà a mantenere il contatto con i big europei per aiutare nella transizione la sua preziosa filiera auto?
Asse Parigi-Berlino
Parlando alla tv transalpina France 2, Macron ha prima attaccato Pechino e Washington, spiegando che loro “proteggono le industrie, mentre l’Europa rimane aperta a tutti i venti”. Poi ha aggiunto che “Francia e Germania devono restare unite, perché finora sono state troppo aperte, visto che molte Case vendono in Cina e non vogliono chiudere i rapporti”.
Può significare tante cose, ma tra la righe si legge che i bonus auto dovrebbero andare solo ai veicoli “made in Ue”, o qualcosa del genere. Alle frasi di Macron avrebbero poi fatto eco quelle di Scholz, almeno secondo quanto riferito da una fonte vicina al cancelliere, sentita dall’agenzia Bloomberg. Saldato dunque l’asse Parigi-Berlino, traghettare il progetto in porto non sarà però semplicissimo.
Tanti ostacoli
Prima di tutto, andrebbe convinto l’intero blocco Ue ad abbracciare l’iniziativa. Ci sarebbe poi il rischio di violare le regole della World Trade Organization (WTO) e inciampare nelle possibili controffensive dei partner, dando vita a una vera e propria guerra commerciale. Senza dimenticare che i precedenti non sono a favore.
Già nel 2017, infatti, Macron aveva spinto per il cosiddetto “Buy European Act”, una serie di regole da applicare agli appalti pubblici. Proposta che naufragò dopo aver incontrato l’opposizione di Bruxelles. È vero che gli scenari geopolitici sono cambiati, ma la storia insegna che superare certi paletti è un’operazione difficile. Nel frattempo, anche il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, ha lanciato un appello all’Europa.
Fonte: Bloomberg