Anche l’Italia si unisce al coro di voci sollevato contro gli incentivi per auto elettriche “made in USA” dell’Inflation Reduction Act (IRA), accusati di discriminare l’industria straniera. La protesta parte dalla Camera, dove Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, risponde a un’interrogazione parlamentare del deputato Marco Perissa, di Fratelli d’Italia.
Preoccupato dal pericolo che la legge Biden possa “tagliare fuori (dal mercato americano, ndr) le aziende che operano sul territorio Ue”, comprese le Case auto, l’interrogante chiede l’esecutivo come si muoverà in Europa per tutelare le imprese italiane.
L’ira di Fitto
Così, dopo aver ricordato che i “generosi sussidi a veicoli elettrici, batterie e rinnovabili sono condizionati al ‘made in America’ e possono alterare la concorrenza USA-Ue e incentivare la delocalizzazione”, Fitto arriva al punto: “In questo contesto è necessario sostenere le imprese europee, preservando la competitività e tutelando l’occupazione”. Il nostro Paese farà dunque la sua parte quando arriverà il momento di scegliere una strategia comune.
Ma rimane un nodo da sciogliere. Per riuscirci, facciamo un piccolo passo indietro. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, propone di rispondere agli Stati Uniti con una revisione delle regole sugli aiuti di Stato. Il rischio secondo Perissa, guardando invece al futuro, è che l’Italia venga schiacciata da Paesi membri più ricchi e con più possibilità di investire nell’industria auto, mentre noi abbiamo “meno risorse”. Fitto perciò rassicura:
“È essenziale che il sostegno alle imprese europee non alteri le condizioni di parità nel mercato interno. Concedere aiuti di Stato di maggiore importo può avere conseguenze indesiderabili sul buon funzionamento del mercato interno, perché si avvantaggerebbero industrie di Paesi con maggiore capacità finanziaria e non si conseguirebbe l’obiettivo di rendere più competitive le industrie che operano nei settori interessati dalla concorrenza americana”.
Un’Europa solidale
A giudizio del ministro, è perciò “positiva, ma da valutare nel merito, la proposta avanzata da Von der Leyen”. Tuttavia “la risposta dell’Unione alla doppia sfida della transizione energetica e digitale non può essere focalizzata solo sullo strumento degli aiuti pubblici”, ma deve ispirarsi anche a una “logica solidale, che riconosca l’imprescindibilità di finanziare la politica industriale con nuovi strumenti, facilitando il coordinamento fra le politiche dei singoli Stati membri”. Per chiudere, “l’idea di definire un nuovo fondo europeo va in questa direzione e noi la sosterremo”.
I piani del ministro piacciono agli interroganti: “Accogliamo con favore la sua risposta – è il plauso di Elisabetta Gardini, anche lei deputata di Fdi – e saremo al suo fianco nel sostenere il Governo italiano, che si farà portavoce in Europa della necessità di creare un sistema Ue capace di evitare distorsioni interne rispetto alla competitività con gli altri Paesi”.