"Con gli investimenti in campo ormai la strada è tracciata e l’Italia non può più perdere tempo in un clima di scontro e incertezza. Chiediamo all’Europa un maxi fondo comune per trasformare il settore come stanno facendo negli Usa". Inizia così il comunicato stampa di Motus-E pubblicato oggi, a commentare la situazione sempre più caotica intorno allo stop della vendita di auto a benzina e diesel deciso dall'Unione Europea.
Un dibattito che, dice il segretario dell'associazione Francesco Naso "si sta concentrando in modo miope solo sul 2035, ma la vera partita per il rilancio dell’industria italiana è un’altra".
L'industria che investe
Indipendentemente da questa data, oggetto ormai di uno scontro più che altro ideologico e mediatico il settore ha già iniziato da tempo a muoversi a grandi passi verso l’elettrico, con investimenti senza precedenti che porteranno molti costruttori a diventare full electric ben prima del 2035
Naso sottolinea come ormai numerosi Gruppi automobilistici abbiano già studiato piani di sviluppo per auto elettriche, con l'intenzione di abbandonare i motori termici già entro la fine del decennio. Nomi come Audi, che dal 2026 venderà solo auto elettriche, o Alfa Romeo che seguirà l'esempio di Ingolstadt l'anno successivo.
Il vero tema su cui dobbiamo concentrarci è la reattività del nostro sistema Paese di fronte a un megatrend inarrestabile, perché ogni giorno perso a litigare sul 2035 o su altri aspetti marginali di una transizione tracciata è un giorno di vantaggio che regaliamo ad altri Stati, per cogliere le opportunità industriali che noi stiamo già mappando con l’Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive
È chiaro il richiamo di Naso alla Cina, leader nel mondo delle auto elettriche, e degli Stati Uniti che con l'Inflation Reduction Act stanno puntando a richiamare la produzione di modelli a batteria entro i propri confini. Proprio il pacchetto di riforme varato dall'amministrazione Biden è preso a esempio
Un simile impegno dell’Europa aiuterebbe ad esempio l’Italia a creare una solida industria nazionale delle batterie e a sviluppare tutte le opportunità del riciclo, oggetto di un nostro recente studio messo a punto con Strategy& e Politecnico di Milano
Rivedere gli incentivi
La spinta verso la transizione elettrica non può che passare anche attraverso una politica di incentivi auto efficace, rivedendo lo schema attualmente in vigore.
A febbraio abbiamo osservato un buon recupero delle immatricolazioni full electric, ma è evidente che servano dei correttivi, le risorse ci sono, sono state già stanziate, ma vanno impiegate bene, e questo vale per l’ecobonus ma anche per i fondi PNRR per le colonnine a uso pubblico: in ballo ci sono 700 milioni per oltre 21.000 infrastrutture di ricarica da non sprecare. A costo zero sarebbe invece un risoluto intervento politico per sbloccare l’infrastrutturazione di molte tratte autostradali
Il tutto superando le varie critiche mosse nei confronti del 2035, portate avanti anche dal Governo per bocca dei propri vertici. Motus-E indica poi le quattro priorità per non perdere tempo e arrivare preparati alla fatidica data
Superare le sterili conflittualità ideologiche sull’auto, premere sull’Europa per un piano di supporto alla conversione della filiera, rivedere gli incentivi per facilitare il passaggio all’elettrico ed eliminare laddove ancora esistono i colli di bottiglia per la diffusione delle infrastrutture di ricarica