Al lavoro, insieme, per sciogliere tutti i nodi e mettere finalmente a terra le colonnine del Pnrr. Proseguono i dialoghi fra Governo e industria, con l’obiettivo di non perdere i 713 milioni di euro destinati dall’Europa ai punti di ricarica in Italia.
Motus-E – associazione che riunisce gli operatori della mobilità sostenibile nella Penisola – fa perciò sapere di essere in contatto con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) e il Gestore dei Servizi energetici (Gse) per venire a capo della questione. Ma cosa sta succedendo? Riavvolgiamo un attimo il nastro.
Recap
Sono 21.255 i punti di ricarica che nasceranno in Italia grazie ai fondi dell’Unione europea, di cui 13.755 in città e 7.500 sulle strade extraurbane (ma non sulle autostrade). Per raggiungere questi obiettivi, il Governo ha messo sul piatto 713 milioni di euro, che le imprese possono aggiudicarsi partecipando ai bandi emanati il 10 maggio dal ministero dell’Ambiente.
I problemi riguardano però i tempi dati alle aziende per presentare i progetti, di appena 28 giorni. Ma non solo, perché Motus-E aveva denunciato anche “la poca chiarezza delle definizioni usate nei decreti e l’ampiezza degli ambiti di gara”.

BMW in carica a una colonnina Plenitude + Be Charge
E i risultati sono stati infatti deludenti. Almeno per le colonnine fuori città, a causa della “scarsa adesione” dei player ai bandi, come riconosciuto dallo stesso Mase. Meglio invece nei centri urbani, dove sono già previsti i primi 4.718 punti di ricarica, grazie a una partecipazione più attiva da parte degli operatori.
Cambio di passo
Politica e industria stanno quindi correndo ai ripari, con Motus-E che riferisce di un confronto già andato in scena e di un “importante cambio di passo”. Il tavolo a tre ha poi approfondito le “criticità che hanno pesato sui risultati della prima tornata di gara e si è convenuto di procedere con ulteriori incontri per individuare le modifiche da apportare ai relativi decreti”.
“La cooperazione tra Governo e stakeholder – dichiara Francesco Naso, segretario generale dell’associazione – è sicuramente la strada giusta per risolvere le problematiche emerse e garantire il pieno utilizzo dei fondi attraverso una serie di modifiche indispensabili sui criteri dei bandi.
Con alcuni interventi mirati sarà possibile superare gli ostacoli tecnici e burocratici che hanno impedito agli operatori di prendere parte alle gare per le infrastrutture extraurbane e si potrà anche massimizzare la partecipazione per gli ambiti urbani, riuscendo – perché no – a installare, a parità di risorse, addirittura più infrastrutture di quanto preventivato, a tutto vantaggio degli italiani”.