"Diciamoci le cose come stanno: l'elettrico va un po' più lentamente di quanto ci aspettassimo. Ma questa cosa è partita, mettiamocelo tutti quanti in testa". Luca De Meo è come al solito schietto nelle sue argomentazioni, esposte in questo caso durante un colloquio con la stampa italiana al Salone di Monaco (IAA Mobility 2023).
E il ceo group di Renault non prende sottogamba nemmeno i possibili scenari che si potrebbero aprire a giugno del 2026, con la fase di rivalutazione dello stop alle auto endotermiche nuove, né gli eventuali cambiamenti determinati dalle prossime elezioni europee (giugno 2024) e dalla scadenza naturale della commissione Von der Leyen.
Non si torna indietro
"Il tema della review è un coltello a doppio taglio. Se ti siedi sull'idea che nel 2026 si possa tornare indietro, ti fermi, perdi tre anni e sei morto. Se vai in una direzione unica e non hai un piano B, sei morto lo stesso. Noi siamo abituati ad avere due o tre scenari strategici. E abbiamo scelto di essere competitivi sull'elettrico pur avendo un piano B.
Ma poi come definisci il successo dell'elettrico? Il 13-15% attuale di quota di mercato in Europa, come lo valuti? Se tu non hai flessibilità vai contro un muro. Comunque, immaginiamo che al 30 giugno del 2026 uno arrivi e mi dica 'Oh, sapete la notizia? Abbiamo scherzato'. Ma io ho messo 20 miliardi di euro su quest'affare, che faccio, li prendo e li cancello dal bilancio così?
Questa cosa è partita, mettetelo tutti quanti in testa. Quello che diciamo è che il mondo non potrà essere tutto bianco o tutto nero, ci saranno dei grigi, ci saranno dei colori. Per quello parliamo di neutralità tecnologica, di apertura ad altre soluzioni, perché abbiamo bisogno di avere un business che stia in piedi, come d’altro canto hanno fatto i cinesi, che mica hanno vietato i motori termici".

Le batterie della Renault 5
E con il nuovo Parlamento europeo?
"Il problema è che ormai siamo partiti. Abbiamo una strategia dei due forni, ma è chiaro che il pilastro elettrico è una parte molto importante. Del resto, ha anche un senso il passaggio all’elettrico. Non si tratta solo della questione dell’anidride carbonica, ma anche di quello della qualità dell'aria, un problema soprattutto delle aree densamente popolate.
Quello che bisognerebbe fare è far entrare solo macchine elettriche nei centri cittadini: auto piccole, o con batterie piccole. E piccoli camioncini per le consegne. Ed esplorare tutte le soluzioni possibili per ridurre la CO2, cosa che puoi fare con gli e-fuels, con dei mix tra batterie e idrogeno".
In Italia il mercato elettrico però è molto indietro rispetto alla media europea: è una questione culturale? No, per De Meo si tratta di
"una questione di potere d'acquisto, le elettriche sono care, e anche un problema di infrastrutture. C'è poi da considerare che da noi l'energia costa molto cara. Noi dobbiamo fare dal canto nostro delle vetture accessibili. Come la storia dell'uovo e della gallina: se non riusciamo a fare volumi non riusciamo ad abbassare i prezzi. In Italia, il segmento A pesa per un 15% e un altro 25-30% è rappresentato dal segmento B. Quindi è questo quello che dobbiamo fare: portare in Italia le Renault 5 e le Renault 4. C'è però un tema di timing. Tutti quanti pensiamo che le cose si facciano in due minuti, ma questa è una rincorsa lunga".

Renault 4ever Trophy

Prototipo della Renault 5 elettrica
Priorità: un business sano
E la guerra dei prezzi?
"È un tema complesso, perché alla fine hai come la sensazione che tutto il sistema, compresi i media, ti stia spingendo a seguire una riduzione dei prezzi. Ma se i costi non si riducono di pari passo, o non hai la prospettiva di abbassarli velocemente, si rischia di creare le stesse condizioni che a un certo punto hanno portato tutti i Costruttori europei a essere in difficoltà dal punto di vista economico.
Volete un'industria così o volete un'industria che magari vende qualche macchina in meno, però è sana? Io la mia scelta, quando sono arrivato in Renault, l'ho fatta. La dimostrazione è che oggi guadagno come la Renault non ha mai guadagnato in 125 anni di storia, e guadagno molto di più rispetto a quando facevo un milione di auto in più.
Io penso che la priorità per noi è creare sull'elettrico un business che sia sano. Abbiamo concorrenti tipo Tesla che possono permettersi un'aggressione sui prezzi, ma io penso che dobbiamo essere coerenti con quello che abbiamo fatto negli ultimi tre anni. E cercare di non cadere troppo facilmente in questa guerra dei prezzi. Abbiamo fatto fin qui una politica sana, aumentando il valore residuo delle nostre macchine, e questo è anche un modo per proteggere il cliente".
L'alleanza con Nissan e Mitsubishi?
"Abbiamo rinegoziato il contratto di matrimonio: è un matrimonio più libero, una coppia più aperta, però ci vogliamo bene e sfruttiamo tutti gli asset che abbiamo creato in 23 anni di onorata collaborazione. Abbiamo dieci progetti in pista, loro metteranno i soldi dentro Ampere (la nuova società nata dallo scorporo delle attività elettriche dal business tradizionale, ndr) e noi abbiamo la libertà di vendere la parte che abbiamo messo in un trust.
Tutto quanto sarà ufficializzato a novembre e tutto funziona come previsto. Insomma, abbiamo ottenuto esattamente quello che volevamo e credo anche loro. E non era facile. Abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo all'inizio. Quindi, tutti quanti sono contenti e la tensione si è, come dire, abbassata".