Lo scorso anno sono state immatricolate in Italia 7 auto a idrogeno tra Toyota Mirai e Hyundai Nexo. Un numero minimo di fronte alle quasi 2 milioni di vendite complessive, che non può sorprendere avendo il nostro Paese un solo distributore di idrogeno, a Bolzano. La Provincia altoatesina si è conquistata infatti il ruolo di guida in questa tecnologia, diventando il fulcro di un progetto di espansione finanziato anche dall’Europa, che passa da nuovi distributori e da una flotta di auto e bus in progressiva espansione.
Ma quanto costa davvero un pieno per i pionieri dell’idrogeno? Lo abbiamo potuto constatare “dal vivo” nel distributore bolzanino.
Il costo si calcola al kg
L’impianto di rifornimento in questione è caratterizzato dalla presenza della produzione in loco dell’idrogeno, che avviene attraverso l’impiego di elettricità al 100% rinnovabile, frutto dell’imponente generazione idroelettrica dell'area. Il costo per il rifornimento è pari a circa 13,7 €/kg, il che vuol dire che per fare il pieno a una Hyundai Nexo o all’attuale Toyota Mirai servono circa 70-80 € e 5 minuti di tempo. A titolo di esempio, vale ricordare che la Hyundai ha un’autonomia calcolata in ciclo WLTP pari a 666 km. Da notare inoltre che il rifornimento per le auto avviene a 700 bar di pressione, mentre per gli autobus sono sufficienti 350 bar.
Fotogallery: Toyota Mirai 2020
Come si può abbassare il prezzo
Al prezzo, non esattamente economico, non sono applicati ricarichi da parte del produttore. Il perché di un costo simile deriva in primis dalla “novità” di questa tecnologia e dall’assenza in questo momento di particolari economie di scala. Essendo agli albori dell’idrogeno per la mobilità, tra l’altro, occorre considerare che il costo per la realizzazione di un distributore si aggira intorno ai 700-800mila euro.
Ma c’è un altro elemento decisivo per il prezzo finale: il costo dell’energia impiegata per la produzione dell’idrogeno. Allo stato attuale, infatti, sull’elettricità usata per isolare l’H2 si pagano tutti gli oneri di sistema e le imposte, per un’incidenza che può arrivare a circa il 40% della "bolletta". Tuttavia, fanno sapere dal Centro idrogeno di Bolzano, sono partite le prime interlocuzioni con l’Autorità per l’energia (Arera) per sottrarre questi aggravi dal compunto totale, come avviene in Austria e come potrebbe avvenire presto in Germania. Un nodo non da poco se si vuole promuovere questa tecnologia.