Per capire la portata della rivoluzione eMobility spesso è utile cambiare prospettiva e inquadrarla attraverso i sommovimenti del settore energetico. L’auto elettrica, infatti, rappresenta un anello fondamentale della transizione che mira a un futuro a emissioni zero basato sull’impiego di sole rinnovabili.

Ebbene, proprio guardando al mondo dell’energia, abbiamo già visto quanto petrolio potrà rimanere sottoterra e osservato il clamoroso riposizionamento di molte oil company, da Total a Shell, nonché il nuovo trend (più che altro straniero, sic!) delle colonnine negli impianti carburanti. Segnali chiari di un cambiamento inevitabile, a cui si somma oggi il nuovo piano industriale del colosso petrolifero BP, a dir poco emblematico.

La fine di un'epoca

La strategia prende le mosse da un vero e proprio cambio di connotazione dell’azienda, che vuole sfilarsi dall’elenco delle “International oil company” per diventare una “Integrated energy company”.

BP Chargemaster charging station

Un dettaglio? Non proprio, perché il cambio di "denominazione" è suffragato da obiettivi di riconversione molto sfidanti. E poi, per una major britannica con oltre un secolo di storia, si tratta di un passaggio tutt'altro che scontato o superficiale.

Ecco quindi i principali target fissati da BP per “arrivare ad essere nel 2030 una compagnia totalmente diversa”:

  • Investimenti low carbon da 500 milioni a 5 miliardi di dollari all’anno
  • Sviluppare a capacità di generazione da fonti rinnovabili da 2,5 a 50 GW
  • Portare l’idrogeno a una quota del 10% del business
  • Realizzare oltre 70.000 punti di ricarica per le auto elettriche
  • Ridurre la produzione di petrolio e gas del 42%
  • Ridurre le lavorazioni delle raffinerie del 30%
  • Ridurre le emissioni delle operazioni del 30-35%

Chi si ferma è perduto

“Riteniamo che questa nuova strategia includa un approccio coerente e onnicomprensivo per trasformare in realtà la nostra ambizione di muoverci verso le emissioni zero”, sottolinea il CEO di BP, Bernard Looney, “il prossimo decennio sarà decisivo per la lotta ai cambiamenti climatici e per governare i mutamenti necessari nel settore energetico occorrerà il contributo di tutti”.

Parole che fanno ben sperare e che riflettono - insieme ai numeri figli della consapevolezza di un futuro molto diverso da oggi - l’evidente necessità da parte delle compagnie petrolifere di non perdere il passo rispetto a un mondo in vorticosa evoluzione.

Anche perché gli investitori iniziano sempre più a chiedere "rassicurazioni green", la Borsa non perdona e le battaglie di retroguardia rischiano ormai di essere un boomerang. La rivoluzione è partita, ed evidentemente non si può più pensare di fermarla.