Finalmente anche in Italia si potranno convertire in elettrico moto e scooter endotermici, come avviene già per le auto, che beneficiano addirittura di un incentivo per il retrofit a zero emissioni (qui un approfondimento su funzionamento e costi).
A renderlo possibile il regolamento predisposto dal ministero dei Trasporti di concerto con quello dello Sviluppo economico, trasmesso già alla Commissione Ue per una consultazione che si protrarrà fino al prossimo 5 febbraio. InsideEVs ha già avuto modo di visionare il testo così come recapitato a Bruxelles: ecco cosa prevede.
I requisiti base
Partiamo con una premessa: la norma si applicherà a tutti i veicoli della categoria L e prevede che il “sistema di riqualificazione elettrica”, ossia il kit per il retrofit, sia costituito almeno da:
- un motopropulsore e relativo convertitore di potenza, montato a monte degli organi di trasmissione
- un pacco batterie, comprensivo di sistema di gestione elettrica e termica degli accumulatori e di sistema di sezionamento e protezione
- un’interfaccia con la rete per la ricarica
- eventuali altri sottosistemi necessari al corretto funzionamento del veicolo trasformato

“Ciascun sistema di riqualificazione elettrica”, si legge nel regolamento, “è progettato, costruito e montato in modo che, in condizioni normali di impiego e malgrado le sollecitazioni cui può essere sottoposto, non sono alterate le originarie caratteristiche del veicolo in termini di prestazioni e sicurezza, nonché in modo da resistere agli agenti di corrosione e di invecchiamento cui è esposto”.
Il nulla osta
Nei casi in cui il kit per il retrofit richieda sostituzioni o modifiche di parti del veicolo al di fuori del sistema di propulsione, sarà necessario per l’omologazione il preventivo nulla osta del costruttore.
Nulla osta che non è richiesto invece per le modifiche e le sostituzioni di tutti gli organi appartenenti alla catena cinematica che trasmette il moto tra l'albero motore e le ruote di trazione, purché i valori di potenza e coppia massima restino all’interno di un intervallo chiuso predeterminato.
In ogni caso, in alternativa al nulla osta del costruttore, il regolamento prevede che il servizio tecnico del Mit possa procedere alle verifiche e prove necessarie per accertare che le modifiche effettuate assicurino “un livello di sicurezza e di prestazioni non inferiori a quello del veicolo originario”.
La responsabilità del produttore
Il produttore del kit sarà responsabile dell’omologazione e della conformità di tutti i componenti del sistema, nonché delle modifiche necessarie per l’installazione. Al tempo stesso, sarà anche responsabile delle procedure di recupero e trattamento del pacco batterie esauste, ai sensi del decreto legislativo 20 novembre 2008, n. 188.

Ogni kit dovrà essere corredato delle informazioni di uso, manutenzione, installazione e smaltimento, destinate all’installatore e all’utilizzatore, oltre che da istruzioni, avvertenze e rescue card in caso di interventi di emergenza.
Il testo precisa inoltre che i kit devono essere installati dal produttore attraverso le proprie officine o da un installatore che rilasci un certificato dell’osservanza delle prescrizioni per il montaggio disposte dal produttore (e nei casi in cui si renda necessario, dal costruttore del veicolo).
Le omologazioni Ue
Chiaramente tutti i sistemi di retrofit saranno soggetti al sistema di controllo di conformità del processo produttivo e del prodotto al tipo omologato. E i kit già omologati da altri Paesi Ue? Anche questi saranno soggetti a verifica delle condizioni di sicurezza e di protezione degli utenti sulla base della documentazione rilasciata dallo Stato che li ha omologati.

La loro omologazione però può essere riconosciuta direttamente anche in ambito nazionale se, dall’esame documentale, si evince che le condizioni di sicurezza e di protezione degli utenti sono equivalenti o superiori a quelle richieste in Italia.
Infine, non sono ammessi ripensamenti: il ripristino del motore endotermico su un veicolo convertito non è consentito.
A questo punto non resta che aspettare la fine della consultazione Ue per capire se prima di entrare in vigore il testo riceverà qualche limatura. Noi, ovviamente, monitoreremo costantemente lo sviluppo della situazione.