Se si pensa all’autobus in Italia, purtroppo, non si ha l’immagine di un mezzo di trasporto efficiente e moderno. Tra le lunghe (o lunghissime) attese alla fermata e le condizioni decadenti di molti mezzi non è difficile credere che anche nella transizione ai modelli elettrici ci stiamo muovendo con ritardo. Ed infatti è così, nonostante qualcosa abbia iniziato a muoversi.

A rivelarlo è un nuovo studio di Transport & Environment, ONG ambientalista e promotrice della campagna Clean Cities, a cui collabora anche Legambiente. L’analisi mette a confronto la percentuale di immatricolazione di nuovi autobus a zero emissioni. Neanche a dirlo, l’Italia è in fondo alla classifica: appena il 5,4% dei bus entrati in servizio nel 2019 sono elettrici o a idrogeno. Dopo di noi ci sono solo Grecia, Svizzera, Irlanda e Austria.

Quale transizione?

Complice la pandemia e le norme sul distanziamento, nel 2020 molti Paesi europei hanno aumentano la richiesta di nuovi mezzi. In Europa l'Italia è uno tra i principali acquirenti di autobus: insieme a Polonia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia compra ogni anno il 70% dei bus urbani europei. Una mancata conversione del nostro Pese verso tecnologie più rispettose dell'ambiente rallenta non solo il processo nazionale di transizione sostenibile ma anche quello europeo.

La classifica europea

Ancora oggi, infatti, rivolgiamo la maggior parte degli acquisti verso autobus a combustibili fossili. Nel 2019 sono stati solo 63 gli autobus elettrici e a idrogeno immatricolati in Italia tra Sicilia, Lombardia, Piemonte e Liguria (dati Anfia). Una bella differenza rispetto alla Germania i cui investimenti nel 2020 sono stati per l'80% rivolti verso autobus elettrici. Siamo anni luce distanti anche dalla Polonia che entro il 2030 avrà un trasporto pubblico totalmente elettrico in tutte le città dai 100.000 abitanti in su.

Il momento di innovare

“Nel primo semestre del 2020 – ha dichiarato Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente – l’Italia ha messo in strada solo 170 nuovi bus, contro i 363 del primo semestre 2019, registrando un calo del 53% e diminuendo gli acquisti sulla mobilità pubblica”. Questo nonostante l’emergenza Covid abbia favorito l'estensione dei contributi pubblici per l’acquisto di nuovi mezzi.

Central electric charging station for the Mercedes-Benz eCitaro at the Mannheim bus plant

Il risultato è che le nostre città sono condannate “a usare mezzi pubblici vecchi, inquinanti ed alimentati a gasolio o gas fossile”, aggiunge Poggio. Se si pensa che città come Torino, Milano, Cagliari e Bergamo dovranno raggiungere un trasporto pubblico locale a emissioni zero entro il 2030, c'è ancora molta strada da fare. 

Un modello da seguire

Eppure ci sono Stati, non troppo distanti da noi, che hanno da tempo fatto una scelta di campo radicale a favore di una mobilità sostenibile e a impatto ambientale minimo. A guidare la classifica europea di bus a emissioni zero c’è la Danimarca. Poi il Lussemburgo e i Paesi Bassi. Nel 2019 gli autobus elettrici o a idrogeno acquistati da questi paesi sono stati rispettivamente il 78%, il 67% e il 66%. A seguire troviamo Svezia, Norvegia e Finlandia con il 26%, 24% e 23% degli immatricolati.

autobus elettrico

“È davvero incomprensibile come, con oltre 200 miliardi in arrivo dall’Europa, la bozza di Recovery Plan approvata dal Consiglio dei Ministri preveda l'acquisto di circa 5.000 nuovi autobus di cui ben 2.700 a gas fossile, ovvero centinaia di milioni di euro sprecati in tecnologie obsolete”, afferma Veronica Aneris, Direttrice per l'Italia di Transport & Environment.

Favorire gli autobus elettrici sarebbe una scelta ecologica e intelligente perché permetterebbe di ridurre l'inquinamento atmosferico e acustico, combattere il cambiamento climatico e abbattere i costi.  “Ora i soldi ci sono – conclude Aneris – com'è possibile che il benessere dei cittadini e del pianeta non venga mai messo al primo posto?". Trattandosi per ora di una bozza, siamo ancora in tempo per compiere un cambio di passo.