Le premesse c’erano tutte. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza sembrava voler vincere una scommessa difficile, quella di uno sviluppo sostenibile. Invece l’attenzione alla mobilità elettrica è rimasta in secondo piano pur in un quadro in cui le risorse dedicate alla rivoluzione green non sono mancate.

Un’occasione persa. Si sarebbe potuto fare tanto e le proposte di certo non sono mancate. Invece di auto elettriche nel Pnrr quasi non c’è traccia.

Uno sguardo miope

“Manca la visione del futuro”, fa notare ad esempio Livio de Santoli Presidente del Coordinamento Free, raggruppamento di associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Secondo Free infatti sono state ignorate le trasformazioni dell’automotive che si verificheranno in questo decennio.

Traffico Roma

Il rischio non è solo quello di non riuscire a evolversi al passo con gli altri paesi europei, ma addirittura di regredire. “Stupisce l’assenza di interventi sull’auto elettrica – dice de Santoli – e il fatto che siano ignorate le infrastrutture di ricarica se non a favore delle stazioni di servizio”.

Un accenno di ricarica

Sfogliando il Pnrr si fatica a capire il motivo di tante mancanze. Nelle prime pagine si legge: “La transizione ecologica sarà la base del nuovo modello economico e sociale di sviluppo su scala globale, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite”. Ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti è una delle prerogative del piano “in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e del Green Deal europeo”.

Owner of Nissan Leaf electric car plugging in the charger in Coventry UK

Eppure sul settore mobilità elettrica i riferimenti sono pochissimi. Quali? Per le infrastrutture di ricarica si parla genericamente di interventi “finalizzati ad aumentare la resilienza della rete di distribuzione elettrica e ad istallare poli integrati di ricarica per veicoli elettrici” e della promozione dello “sviluppo di una rete di stazioni di ricarica veloce”. In particolare, il piano mira a favorire “l’innovazione della rete di distribuzione dei carburanti, che conta oltre 22.000 stazioni con una diffusione capillare sul territorio”. Una finalità senz’altro encomiabile per la quale però mancano indicazioni più precise.

Il nodo del Tpl

Lato mobilità le iniziative più significative sono quelle sul miglioramento del trasporto pubblico locale, tra i più antiquati d’Europa. Per gli autobus, infatti, il piano prevede "l’acquisto entro il 2026 di 2.730 veicoli alimentati da GNC o GNL, 2.051 a propulsione elettrica e 358 alimentati a idrogeno". Elettrico quindi, ma non solo...

La speranza, a questo punto, è che in fase di attuazione delle linee guida tracciate dal Pnrr si possa fare molto di più.