Così tanti soldi tutti insieme dall’Europa l’Italia non li aveva mai visti. E forse è anche per questo che ancora non sono a fuoco gli ambiti in cui investire. Certo è che tra i principi ispiratori del Next Generation EU la fa da padrone l’idea di un’Europa sempre più interconnessa e a basso impatto ambientale.
Eppure, secondo i vertici di Motus-E, l’associazione italiana della eMobility, “le misure green dell’attuale Piano nazionale di ripresa e resilienza risultano poco ambiziose ed efficaci”. Cosa bisognerebbe fare? Reindirizzare 18,7 miliardi delle risorse stanziate per invertire la tendenza e consentire al Paese di compiere un passo avanti decisivo verso una mobilità sempre più sostenibile.

Come investire
I fondi, secondo il piano Motus-E, andrebbero così ripartiti:
- 10,93 mld di euro per la domanda di veicoli a emissioni basse o nulle (58%)
- 4,51 mld di euro per la ricerca (24%)
- 3,27 mld di euro per le infrastrutture di ricarica (18%)
Ma vediamo più in dettaglio le singole voci di spesa.
Domanda
Innanzitutto, secondo l’associazione, andrebbe prorogato l’ecobonus fino al 2025 per i veicoli a zero e basse emissioni (sotto i 60 gCO2/km), mantenendo la forma dell’incentivo all’acquisto. Si dovrebbero poi rafforzare con altri 3,62 mld i fondi del Piano Strategico Nazionale della Mobilità Sostenibile per favorire il ricambio delle flotte dei mezzi pubblici. Ciò permetterebbe per Motus-E l’acquisto di 15.000 autobus a batteria con ricarica in deposito e al capolinea. Sulla stessa linea si pone la proposta di portare l’Iva al 10% per i servizi di carsharing elettrico.

Tra le proposte c’è anche quella di implementare le agevolazioni fiscali alle auto aziendali con fasce emissive da 0-20 e 21-60 gr/km di CO2 e incentivare l’acquisto non più solo di veicoli elettrici di categoria N1 ma anche N2 ed N3 (accanto ai furgoni, quindi, anche i mezzi pesanti). Si potrebbe inoltre favorire l’istallazione di infrastrutture di ricarica private per edifici residenziali e parcheggi aziendali. Infine, investire un miliardo per l’elettrificazione delle banchine per cold ironing e ricarica batterie dei natanti.
Ricerca
Motus-E intende porre le aziende italiane a guida di un terzo IPCEI (ossia i progetti di comune interesse europeo esclusi dai vincoli sugli aiuti di Stato) incentrato sulla ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e chimiche delle batterie destinate al settore automotive.
Funzionale a questo scopo sarebbe l’avvio di un impianto sperimentale per il riciclo e il re-purposing delle batterie a fine vita di veicoli elettrici e plug-in. Il tutto creando nuovi professionisti del settore tramite iniziative di formazione specialistica sia universitaria – potenziando i dottorati industriali – che degli istituti tecnici, con corsi professionalizzanti sulla mobilità elettrica.
Nell’offerta rientra anche l’indirizzamento del Nuovo Piano di Transizione 4.0 verso la digitalizzazione e l’innovazione dell’industria relativa alla mobilità elettrica. Si muove nella stessa direzione l’ulteriore proposta di raddoppiare, facendolo salire a 200 milioni di euro, il fondo per la fabbricazione di autobus elettrici.
Infrastrutture
Motus-E ha ribadito come “la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili sia indissolubilmente legata alla costante diffusione di veicoli elettrici”. Per far questo è necessario però sviluppare una rete nazionale di infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico sia in ambito urbano che extraurbano.

Nonostante gli inevitabili rallentamenti causati dal lockdown, il numero di colonnine è aumentato del 39% nel 2020, per un totale di circa 19 mila elementi sul territorio nazionale. Di queste il 20% è su suolo privato a uso pubblico – ad esempio nei supermercati o nei centri commerciali – mentre l’80% su suolo pubblico. Il 96% però è in corrente alternata e quindi a ricarica più lenta e solo il 4% è in corrente continua.
Tramite la collaborazione dei ministri competenti, ribadisce sul punto Motus-E, sarebbe fondamentale istituire una Piattaforma unica nazionale dove stilare un database ufficiale da tutti consultabile. La mappatura dei dati, secondo l’associazione, rimane infatti ancora un grande ostacolo alla realizzazione di nuove colonnine tenendo conto “di densità abitativa, numerosità dell’utenza, oltre che della tipologia di area”.
Un’occasione da non perdere
Tra gli obiettivi di Motus-E ci sono l’abbattimento delle emissioni di CO2, la riduzione dell’inquinamento ambientale e il rilancio dell’ecosistema industriale italiano grazie all’impatto occupazionale della mobilità elettrica. La decarbonizzazione dei trasporti su strada darà un contributo fondamentale al raggiungimento dell’obiettivo europeo di riduzione del 55% della CO2 entro 10 anni.

In un’ottica globale i cittadini ne beneficeranno direttamente, riappropriandosi dello spazio urbano grazie a nuovi mezzi di trasporto elettrici, ma anche indirettamente, grazie alla riduzione di inquinamento atmosferico e acustico. Una città più vivibile si può ottenere per Motus-E anche con provvedimenti a costo zero: istituendo divieti di circolazione dei mezzi a combustione interna uniformi su scala nazionale. A partire dai veicoli più vecchi e inquinanti e progressivamente riducendo il limite massimo di emissioni.
L’obiettivo finale è quello di supportare uno sviluppo sostenibile dello spostamento di merci e persone “per dare la giusta spinta al nostro Paese”, ribadiscono da Motus-E. Un mancato investimento in grado di favorire lo sviluppo della mobilità elettrica potrebbe rivelarsi un’occasione mancata. Un rischio che come nazione non possiamo permetterci.