Il Dragone ha posato lo sguardo sul settore auto in Europa già da tempo, puntando ovviamente sulle elettriche. Le notizie sulle spedizioni di nuovi modelli cinesi verso la Norvegia, un modello di elettrificazione per il Vecchio Continente, si susseguono di mese in mese.

Nio, BYD e Xpeng hanno fatto un po’ da apripista, ma presto potrebbero essere seguiti da una dozzina di altre aziende, anche oltre i confini della Scandinavia. Di fronte a questo tentativo di "invasione" dall’Asia, è evidente che le istituzioni e le Case europee non possano permettersi di farsi trovare impreparate. Quello dell'auto è un settore troppo cruciale.

Finestra di opportunità

A creare una situazione favorevole alla Cina c’è prima di tutto una questione politica. L’Ue ha già tracciato la sua roadmap per ridurre le emissioni di CO2 da tutti i settori, compreso quello dei trasporti, ma sta dando vita a un progetto di lunga visione che forse non "accompagna" adeguatamente l'industria, con sostegni e tappe intermedie serrate per il breve termine.

Questo periodo "transitorio" prima di una completa riconversione rischia quindi di lasciare un fianco scoperto, con gli automobilisti più attenti all'ambiente che potrebbero decidere di accelerare il passaggio alle zero emissioni strizzando l’occhio alle vetture made in China sbarcate nel frattempo in Europa.

Hong Guang MINI EV

Perché sì, perché no

In tutto questo, ci sono alcuni “però”, ma anche degli assist. Partendo dai primi, bisogna considerare che chi compra un’auto potrebbe guardare con sospetto a dei marchi cinesi che non ha mai sentito nominare, continuando invece a voler abbracciare la tradizione.

Dall’altro lato, c’è da dire che le leggi di mercato tendono spesso a premiare gli interessi economici più immediati. Perciò, di fronte a un’occasione particolarmente conveniente, alcuni automobilisti potrebbero fare il "salto nel buio" con un brand cinese per tirare le somme solo più tardi. Il mondo della tecnologia, del resto, ha già iniziato a scardinare molto preconcetti europei e americani verso i prodotti cinesi, "top di gamma" inclusi. E poi c’è già un precedente che ha premiato le auto di origine asiatica.

La storia insegna

Considerazioni e punti interrogativi simili a quelli che avvolgono oggi le auto cinesi, a ben pensarci, avevano toccato l’Occidente negli anni ’60 e ’80, quando i marchi rispettivamente giapponesi e coreani avevano iniziato a fare la loro apparizione di massa. A distanza di decenni, i dati dicono che le vetture asiatiche si sono affermate clamorosamente sul mercato, penetrando in tutti i segmenti.

La chiave del successo era stata quella di puntare inizialmente su economicità e praticità. Un po' quello che vogliono fare adesso i brand cinesi, con il vantaggio oltretutto che l'auto elettrica ha scardinato i paradigmi del settore, assottigliando di molto le distanze un tempo incolmabili con i costruttori tradizionali. L'Europa è avvisata: sullo sviluppo della eMobility si gioca un pezzo enorme della nostra competitività industriale.