Quante ore d’orologio servono per arrivare da Roma a Reggio Calabria in auto elettrica? Cinquantadue, secondo il reportage di Chiara Proietti d'Ambra andato in onda la scorsa settimana su La7, durante la puntata di Piazzapulita. Un tempo biblico, insostenibile e proprio per questo discutibile.
E di discussioni ne sono scaturite parecchie sui social e nelle varie community di possessori di auto elettriche che hanno gridato al complotto o comunque alla malafede della collega giornalista autrice del servizio, con tanto di scommesse a rifare il viaggio per dimostrare che "è tutta una bufala".
Se siete lettori di InsideEVs.it o possedete un'auto elettrica sapete già come stanno le cose o comunque quanto sia opinabile un risultato del genere. In caso contrario trovate la risposta alla fine di questo articolo.
Il "caso mediatico" che si è generato è però molto interessante per fare un'altra considerazione. E cioè che l'argomento auto elettrica nei prossimi mesi rischia di trasformarsi da tecnologia funzionale all'evoluzione della mobilità (che andrebbe semplicemente spiegata) a feticcio di una battaglia politica.
Gli ingredienti ci sono tutti: c'è un tema d'attualità mondiale quale è l'emergenza climatica. C'è la geopolitica legata agli interessi per la produzione delle batterie. Ci sono i timori socioeconomici correlati, dalla riconversione di una filiera industriale con il rischio di perdere posti di lavoro, al problema di come rendere l'auto elettrica accessibile a tutti. Ci sono le tifoserie, e cioè gli appassionati di elettrico e quelli che non vogliono rinunciare al sound dell'endotermico.
Per non parlare delle incognite proprie a qualsiasi nuova tecnologia (quanto si inquina per produrre una batteria, come si smaltisce ecc.) che costituiscono l'humus perfetto per generare pregiudizi, credenze e costruire campagne di informazione favorevoli o contrarie, a seconda del punto di vista.
Insomma, se sull'auto elettrica non ci si può costruire un movimento politico, poco ci manca. E questa non è una bella notizia perché sappiamo cosa succede quando un argomento complesso diventa materia politica (promemoria: vaccino anti-covid, Greenpass ecc.).
Per prepararsi a un eventuale voto (reale o figurato) sull'auto elettrica, penso sia importante tenere a mente il motivo per cui l'umanità intera si sta affannando a rimettere in discussione il modo di produrre energia e quindi di muoversi: il cambiamento climatico.
L'auto elettrica di cui parliamo oggi non è sicuramente perfetta e non va bene alle esigenze di molti; quella di domani forse nemmeno, ma quella di dopodomani dobbiamo augurarci che lo sia. Perché altrimenti avremo (tutti) un grosso un problema.
La nostra risposta sul viaggio in auto elettrica
Tornando al servizio di Piazzapulita e alle famigerate cinquantadue ore di viaggio, vi rispondiamo così. Nel 2020 abbiamo pubblicato su Motor1.com un reportage similare: siamo partiti dalla capitale per arrivare a Palermo, che si trova 247 chilometri oltre Reggio Calabria.
Il nostro viaggio con un'auto diversa, ma con una capacità di batteria similare, è durato 16 ore e 20 minuti, traghetto incluso, e cioè 35 ore e 40 minuti in meno rispetto a quello del servizio di cui sopra.
Come ci si riesce? Considerando quelli che sono gli attuali limiti della mobilità elettrica e in primis l'inadeguatezza della rete di ricarica ad alta velocità (l'Italia è il fanalino di coda dell'Europa). Il nostro giornalista si è informato e ha pianificato l'itinerario di conseguenza, esattamente come avrebbe fatto un qualsiasi possessore di un'auto a batteria. Nella realtà nessuno sarebbe mai partito improvvisando, anche perché esistono numerose applicazioni gratuite per "fare i calcoli" in pochi minuti.
Con questo non voglio dire che viaggiare in auto elettrica sia la stessa cosa: sarebbe una bugia. I vincoli ci sono e bisogna capire se sono compatibili con le proprie esigenze. Ma come non è corretto vendere sogni, non bisogna nemmeno vendere incubi.
Non ci guadagna nessuno e si confonde ulteriormente l'opinione pubblica.