Quante ore d’orologio servono per arrivare da Roma a Reggio Calabria in auto elettrica? Cinquantadue, secondo il reportage di Chiara Proietti d'Ambra andato in onda la scorsa settimana su La7, durante la puntata di Piazzapulita. Un tempo biblico, insostenibile e proprio per questo discutibile.

E di discussioni ne sono scaturite parecchie sui social e nelle varie community di possessori di auto elettriche che hanno gridato al complotto o comunque alla malafede della collega giornalista autrice del servizio, con tanto di scommesse a rifare il viaggio per dimostrare che "è tutta una bufala".

Se siete lettori di InsideEVs.it o possedete un'auto elettrica sapete già come stanno le cose o comunque quanto sia opinabile un risultato del genere. In caso contrario trovate la risposta alla fine di questo articolo.

Il "caso mediatico" che si è generato è però molto interessante per fare un'altra considerazione. E cioè che l'argomento auto elettrica nei prossimi mesi rischia di trasformarsi da tecnologia funzionale all'evoluzione della mobilità (che andrebbe semplicemente spiegata) a feticcio di una battaglia politica.

Roma - Reggio Calabria in auto elettrica
Il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ospite a Piazzapulita

Gli ingredienti ci sono tutti: c'è un tema d'attualità mondiale quale è l'emergenza climatica. C'è la geopolitica legata agli interessi per la produzione delle batterie. Ci sono i timori socioeconomici correlati, dalla riconversione di una filiera industriale con il rischio di perdere posti di lavoro, al problema di come rendere l'auto elettrica accessibile a tutti. Ci sono le tifoserie, e cioè gli appassionati di elettrico e quelli che non vogliono rinunciare al sound dell'endotermico.

Per non parlare delle incognite proprie a qualsiasi nuova tecnologia (quanto si inquina per produrre una batteria, come si smaltisce ecc.) che costituiscono l'humus perfetto per generare pregiudizi, credenze e costruire campagne di informazione favorevoli o contrarie, a seconda del punto di vista.

Insomma, se sull'auto elettrica non ci si può costruire un movimento politico, poco ci manca. E questa non è una bella notizia perché sappiamo cosa succede quando un argomento complesso diventa materia politica (promemoria: vaccino anti-covid, Greenpass ecc.).

Per prepararsi a un eventuale voto (reale o figurato) sull'auto elettrica, penso sia importante tenere a mente il motivo per cui l'umanità intera si sta affannando a rimettere in discussione il modo di produrre energia e quindi di muoversi: il cambiamento climatico.

L'auto elettrica di cui parliamo oggi non è sicuramente perfetta e non va bene alle esigenze di molti; quella di domani forse nemmeno, ma quella di dopodomani dobbiamo augurarci che lo sia. Perché altrimenti avremo (tutti) un grosso un problema.

Roma - Reggio Calabria in auto elettrica
Un'immagine del reportage Roma - Reggio Calabria
Roma - Reggio Calabria in auto elettrica
Il "bilancio" dell'inviata di La7

La nostra risposta sul viaggio in auto elettrica

Tornando al servizio di Piazzapulita e alle famigerate cinquantadue ore di viaggio, vi rispondiamo così. Nel 2020 abbiamo pubblicato su Motor1.com un reportage similare: siamo partiti dalla capitale per arrivare a Palermo, che si trova 247 chilometri oltre Reggio Calabria.

Il nostro viaggio con un'auto diversa, ma con una capacità di batteria similare, è durato 16 ore e 20 minuti, traghetto incluso, e cioè 35 ore e 40 minuti in meno rispetto a quello del servizio di cui sopra.

Come ci si riesce? Considerando quelli che sono gli attuali limiti della mobilità elettrica e in primis l'inadeguatezza della rete di ricarica ad alta velocità (l'Italia è il fanalino di coda dell'Europa). Il nostro giornalista si è informato e ha pianificato l'itinerario di conseguenza, esattamente come avrebbe fatto un qualsiasi possessore di un'auto a batteria. Nella realtà nessuno sarebbe mai partito improvvisando, anche perché esistono numerose applicazioni gratuite per "fare i calcoli" in pochi minuti.

Con questo non voglio dire che viaggiare in auto elettrica sia la stessa cosa: sarebbe una bugia. I vincoli ci sono e bisogna capire se sono compatibili con le proprie esigenze. Ma come non è corretto vendere sogni, non bisogna nemmeno vendere incubi.

Non ci guadagna nessuno e si confonde ulteriormente l'opinione pubblica.