Quando si fa una stima sulla crescita futura dell’auto elettrica in Italia, si immagina che le vendite conquisteranno quote di mercato molto importanti già tra pochi anni. Ma quali sono effettivamente le preferenze degli automobilisti? O meglio: in quanti vorrebbero passare alle zero emissioni?

Se lo sono chiesto Motus-E e Quintegia, che hanno risposto con lo studio “La mobilità elettrica: inevitabile o no? Analisi dal punto di vista dei consumatori”. Allerta spoiler: dai risultati emerge che nel 2030 le vetture full electric saranno le preferite da oltre metà degli italiani.

Crescita e ostacoli

Il 51%, per essere precisi, è la quota di intervistati, fra i 2.004 totali, che vorrebbero passare all’auto elettrica entro i prossimi 8 anni. Percentuali che partono ovviamente da numeri più bassi accorciando l'orizzonte temporale, per crescere con il passare degli anni e arrivare a quasi 4 automobilisti su 5 nel 2050 (77%).

A rallentare la crescita della eMobility c’è in primis l'ostacolo del prezzo di acquisto. Il gap di costi tra auto termiche ed elettriche, in ogni caso, si sta progressivamente assottigliando e si prevede che nel 2030 possa sparire del tutto anche sui segmenti più economici, quelli che in quest'ottica richiedono un maggiore sforzo. 

Nel frattempo, resterà fondamentale il ruolo degli incentivi, pronti finalmente a tornare anche in Italia. “A parità di prezzo e con l’evoluzione tecnologica prevista, i consumatori preferiranno acquistare vetture elettriche piuttosto che a combustione interna”, sottolinea il report.

Non senza sorprese, invece, cade in parte quello considerato da molti come un altro importante freno alla diffusione dei veicoli a batteria, cioè la mancanza di colonnine. Tra le righe dell’analisi si nota infatti che “la domanda di auto elettriche non aumenterebbe in maniera significativa se tutti i consumatori avessero libero accesso alla ricarica pubblica e domestica”.

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C'è poi il tema dell'autonomia dei veicoli, considerato in via generale come importante ma non determinante, anche se in definitiva la maggioranza del campione si dice disposta a spendere di più per avere a disposizione una maggiore percorrenza. 

Le alternative?

Dalla ricerca emerge inoltre che, in questo momento, l’idrogeno non è ancora percepito come un’alternativa concreta all’elettrico a batteria, anche per via della carenza di infrastrutture.

Prudente appare anche l’approccio degli intervistati sui biocarburanti - su cui pure il Governo sembra voler continuare a puntare - in particolare con riferimento ai costi di manutenzione, che rimarrebbero più alti rispetto a quelli delle auto elettriche.

Il ruolo delle istituzioni

Fondamentale rimarrà infine l’aiuto dello Stato: “Il report dà voce direttamente ai consumatori – dichiara Francesco Naso, segretario generale di Motus-E – con alcuni risultati particolarmente interessanti, specie se confrontati con gli altri utenti europei. In tutti i Paesi tuttavia si dimostra quanto cerchiamo di dire da tempo: la mobilità elettrica avrà una domanda di mercato al pari dei veicoli endotermici molto presto".

"Dobbiamo però affrontare alcune criticità", aggiunge Naso, "affinché l'inclinazione all'acquisto raggiunga i livelli desunti dai questionari: ridurre il prezzo di acquisto, migliorare alcuni aspetti tecnologici. I costruttori stanno capendo molto bene queste esigenze ma hanno bisogno di un supporto per poter investire in nuovi sviluppi. Ci auspichiamo che le misure a supporto dell’acquisto di veicoli su cui il Governo si è pubblicamente impegnato siano volte alla semplicità di adozione, alla sostenibilità dei mezzi che ne beneficiano, a una visione strutturale e pluriennale”.

Commenta anche Fabio Barbisan, VP OEM & Industry Solutions e Board Member di Quintegia: “Stiamo assistendo a una trasformazione radicale nel mondo della mobilità e i dati e gli insight ci parlano di un consumatore tendenzialmente pronto e aperto alla mobilità elettrica. I dealer, interlocutori che ricoprono già oggi una posizione chiave nella scelta di acquisto, avranno un ruolo sempre più rilevante nell’educazione delle comunità in cui sono immersi, dando potenzialmente ulteriore linfa al cambiamento".

Sempre per Barbisan, tuttavia, sarà indispensabile "governare un profondo processo di revisione delle organizzazioni e delle competenze di molte delle oltre 50.000 persone che vi operano. Parliamo di inserimenti e sviluppi di nuovi ruoli (come Mobility Manager, EV-Specialist o Virtual Salesman), 'reskilling' di profili esistenti (dal Concierge, al Product Expert fino al Digital Manager, passando per lo stesso HR Manager) e - sicuramente - una revisione profonda di intere strutture”.

Il report completo di Motus-E e Quintegia