Una politica chiara, più liquidità per gli investimenti e una maggiore spinta per favorire la creazione di nuove competenze: ecco in estrema sintesi cosa serve alle imprese per la conversione all’auto elettrica. Lo dicono le stesse aziende del settore che hanno risposto al sondaggio “E-mobility Industry survey – La transizione della filiera della mobilità e il ruolo delle politiche industriali”.

Si tratta di uno studio condotto e presentato in un webinar da Motus-E, Anfia, Anie e Ancma, insieme al Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara. E adesso si trova anche sulla scrivania del viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, per guidare il Governo nelle politiche sulla mobilità. Anche in vista dell’atteso Consiglio dei ministri di venerdì.

Gigafactory e chip

“Ho apprezzato molto le valutazioni del report”, dichiara Pichetto Fratin, che ricorda anche le prossime tappe dell’esecutivo per il supporto all’industria: “Noi dovremmo firmare a ore o giorni per la Gigafactory di Stellantis a Termoli, investimento che vede impegnato il Mise con 370 milioni di euro”.

Poi un annuncio: “Questo è solo uno dei tasselli, ma ce n’è un altro, perché è stato appena deliberato dal gruppo internazionale Memc, con sede a Novara, la produzione in Italia di wafer per chip da 300 millimetri”. E aggiunge: “Siamo in trattative con Intel”.

A seguire, ci sarà “tutta una serie di percorsi per creare le condizioni di base necessarie”. La partita di accompagnamento, secondo il viceministro, “è da definire per i prossimi 10 anni, perché il periodo del grande cambiamento andrà dal 2025 al 2028, quando sarà necessario un intervento molto forte”.

“In base a questa stima – continua – l’evoluzione non può essere accompagnata con gli strumenti giuridici attuali, i cosiddetti contratti di sviluppo, perché non bastano”. Serve invece “uno strumento più forte e specifico, che comprenda la parte tecnologica e del capitale umano per riprofessionalizzare i lavoratori”. Su questo, dice, “ci stiamo lavorando”. Prima di concludere, un accenno all’imminente cdm che dovrebbe ripristinare incentivi e aiuti alla filiera.

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Un mondo di opportunità

Ma il cambiamento annunciato da Pichetto Fratin non deve fare paura. Anzi, deve essere visto con ottimismo. Ne è sicuro e lo ricorda Francesco Naso, segretario generale di Motus-E: “I risultati della survey – sostiene – dimostrano che esistono delle opportunità”. Anche sul fronte dell’occupazione: “Gli scenari di crescita vanno visti in un’ottica multisettoriale, perché c’è una forte trasformazione nelle filiere”.

Il confronto con i Paesi esteri dice infatti che lì c’è “un fermento enorme sullo sviluppo tecnologico”. Tornando però ai fatti di casa nostra, ciò che serve è soprattutto programmazione, con “strumenti da adattare non solo alla filiera, ma anche da rivedere nel corso del tempo”.

Cos’altro serve

Di soluzioni parla anche Fabrizia Vigo, responsabile relazioni istituzionali di Anfia. Dal suo punto di vista, la filiera ha bisogno di risorse e procedure più semplici. Per fare un esempio, “non è possibile che un’azienda, se vince un bando perché ha un’idea innovativa importante, veda arrivare i finanziamenti dopo tanti anni”.

Senza dimenticare un quadro certo: “Non possiamo cambiare le percentuali del credito d’imposta ogni anno”. Attenzione anche a creare le condizioni per rendere conveniente investire su tutto il territorio nazionale e puntare alla formazione.

Anche moto e colonnine

Passando dalle quattro alle due ruote, Michele Moretti, responsabile settore moto e relazioni istituzionali Ancma, chiede aiuto anche per il suo settore, che è “più piccolo e comprende aziende di dimensioni minori, spesso non integrate con grandi piattaforme internazionali”.

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Tutto questo sarà fondamentale, ma dovrà inserirsi in una visione a 360 gradi che tenga conto anche delle infrastrutture di ricarica. L’arma da sfoderare deve essere un “tavolo di lavoro che si ritrovi con frequenza per misurare l’efficacia degli strumenti e i miglioramenti da portare”: parola di Omar Imberti, coordinatore del gruppo eMobility di Anie.

Politiche di lavoro

Di fronte agli appelli dell’industria, cosa sta facendo il ministero del Lavoro? Lo rivela il segretario generale del dicastero, Andrea Bianchi: “Ci stiamo muovendo su due fronti. Da un lato, riformare il sistema degli ammortizzatori sociali, per metterli a supporto della trasformazione, con l’introduzione di due strumenti, che sono la cassa per la transizione e gli accordi per la transizione occupazionale”.

“Dall’altro c’è la riqualificazione dei lavoratori occupati. Con la Manovra abbiamo finanziato il Fondo nuove competenze, che supporta un pezzo della formazione dei lavoratori. La riqualificazione – conclude – non esaurisce però il nostro compito. Dobbiamo favorire la transizione dei lavoratori da un posto all’altro e recuperare i disoccupati per farli rientrare nel mondo del lavoro”.

Lo studio

Guardando invece i risultati del report, che erano stati in parte anticipati a dicembre, osserviamo che “le imprese più avanti nella transizione sono quelle più impegnate in ricerca e sviluppo”, come spiega il professor Giorgio Prodi. “Questo è abbastanza logico, ma la cosa più interessante è che poi queste aziende tendono a essere coinvolte in R&D a livelli più avanzati di maturità tecnologica”.

A confermare l’importanza di ricerca e sviluppo è la domanda “In cosa usereste dei nuovi fondi di supporto all’industria della mobilità elettrica?” perché il 70% delle imprese investirebbe parte dei finanziamenti proprio in R&D. Seguono tra le preferenze: industrializzazione in nuove linee produttive (41%), formazione delle risorse (37%); potenziamento/riconversione della linea produttiva esistente (24%) e altro (7%).

Ancora più importanti le risposte al quesito sugli ostacoli che impediscono di investire nell’auto elettrica: il 30% degli addetti ai lavori imputa le difficoltà all’assenza di un quadro regolatorio stabile, contro un 29% per la mancanza di liquidità. E poi ancora poche competenze (13%) e altre ragioni (26%). Nessuna delle motivazioni indicate ottiene infine l’8% dei voti.