L’uscita di Elon Musk su Twitter e l’offerta da oltre 40 miliardi di dollari per diventare unico proprietario del famoso social network ha scatenato un vero terremoto. Ora il board si trova tra l’incudine e il martello. Gli uomini del consiglio diranno di sì a Mr. Tesla (trovandosi costretti a cambiare mestiere) o diranno di no (rischiando che Musk venda di colpo il suo 9,2% di azioni e che il titolo precipiti in Borsa)? Attendiamo sviluppi.

Intanto, però, gli analisti si sono scervellati nel valutare la strategia di Musk e hanno trovato analogie e differenze con uno degli investitori più scaltri e abili della storia: Warren Buffett. Buffett è noto per aver concluso affari pazzeschi e aver portato a casa acquisizioni di società che hanno spinto il suo fondo di investimento – Berkshire Hathaway – a toccare una capitalizzazione di oltre mezzo miliardo di dollari e un fatturato di 276,1 miliardi di dollari. Musk ha seguito una linea simile, commettendo forse degli errori.

Il caso Tesla del 2018

Il primo dato che segna una differenza tra Buffett e Musk riguarda i numeri. Il primo, in 60 anni di attività, ha acquisito 40 società. Non c’è stata volta in cui non abbia dato seguito alle dichiarazioni con i fatti. La sua parola ha un peso enorme sui mercati finanziari.

Il secondo ha costruito una delle storie imprenditoriali di maggior successo e si gioca il titolo di uomo più ricco del mondo con Jeff Bezos, ma ha commesso anche passi falsi. Uno, in particolare, non va dimenticato. Nel 2018 annunciò di essere pronto ad acquistare l’intera Tesla per 72 miliardi di dollari. Però poi non andò avanti con l’offerta, fu costretto a dimettersi dalla carica di presidente e pagò una multa di 20 milioni di dollari (e 20 milioni pagò anche Tesla) affibbiatagli dalla Securities Exchange Commission degli Stati Uniti per le affermazioni che avevano interferito irregolarmente sul mercato.

 

Un prezzo troppo basso

Dopo Tesla, anche Twitter potrebbe essere un fallimento per Elon Musk. Il fatto è che il prezzo è troppo basso. Lo dicono gli analisti, che fanno il confronto con quanto accaduto ad esempio con Pinterest. Paypal, per acquistarlo, ha offerto una cifra che in proporzione al valore della società è doppia rispetto a quella di Elon Musk per Twitter. Gli analisti reputano l’offerta inadeguata. Warren Buffett, al contrario, ha sempre fatto operazioni al giusto prezzo, e anche qui c’è una grossa differenza.

“Non credo che il consiglio di amministrazione farà fatica a dire di no a Musk”, ha detto Chris Pultz, portfolio manager di Kellner Capital. Il board di Twitter potrebbe rifiutare per due motivi: perché non intenzionato a cedere lo scettro o per provare a tirare sul prezzo, per quanto Musk abbia definito la sua offerta “la migliore e la definitiva”. Tra l'altro, interessante vedere che risultati darà il sondaggio lanciato dallo stesso Musk su Twitter.

 

Ma c’è un altro problema. Elon Musk potrebbe alzare il prezzo? In teoria sì, avendo un patrimonio personale di centinaia di miliardi di dollari. Ma non sarà così sprovveduto da tirar fuori tutto di tasca sua, senza chiedere sostegno alle banche. E a questo punto, questi istituti, quanto saranno disposti ad esporsi? Elon Musk a capo di Twitter è una bella incognita. Ha detto che non è soddisfatto della gestione attuale della società, ma non ha proposto alternative. Ha anche affermato di non apprezzare la presenza di pubblicità (che è la principale entrata). Insomma, i punti di domanda non mancano. Chissà come andrà a finire.