La visita della presidente della Camera statunitense Nancy Pelosi a Taiwan ha creato enormi tensioni tra Cina e Stati Uniti. La Repubblica Popolare Cinese, infatti, considera Taiwan come territorio nazionale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, mentre l'isola lotta da tempo per la sua indipendenza.

La presenza di un alto funzionario americano sul territorio (cosa che non avveniva dal 1997) ha quindi generato un'escalation di tensione con ripercussioni in tutti i settori. Tra questi, anche quello delle batterie. CATL, azienda cinese produttrice di batterie con forti legami commerciali con Tesla, avrebbe sospeso il suo piano di apertura di due stabilimenti produttivi in Messico.

Il progetto gigafactory si ferma

All'inizio di quest'anno CATL aveva cominciato a valutare l'apertura di due nuovi siti produttivi in Nord America, per un investimento complessivo di 5 miliardi di dollari. Dopo una serie di analisi e sopraluoghi, erano state individuate due zone del Messico, nelle quali sarebbero dovute nascere due gigafactory con una capacità produttiva di ben 80 GWh all'anno.

Ma le attuali tensioni tra USA e Cina hanno messo un freno all'iter di sviluppo del progetto che, stando a quanto riportato da Bloomberg, slitterà a settembre o addirittura ad ottobre. In soldoni, prima di procedere CATL aspetterà di vedere cosa succederà a livello politico tra le due super-potenze.

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Il rischio per i semiconduttori

Inoltre, l'attuale situazione potrebbe aggravare la già drammatica crisi dei semiconduttori a livello mondiale. Taiwan, infatti, è uno dei maggiori costruttori al mondo di semiconduttori ed è di questa mattina la notizia che la Cina, tra le varie azioni mosse a seguito dell'arrivo di Nancy Peloni nell'isola, avrebbe sospeso l'esportazione di sabbia naturale verso Taiwan, elemento fondamentale per la produzione dei chip, assestando così un duro colpo alla produzione di semiconduttori.