Gli Stati Uniti hanno pubblicato la U.S. National Blueprint for Transportation Decarbonization. In sintesi, il documento con il quale l’amministrazione Biden punta a ridurre le emissioni di CO2 di tutto il settore dei trasporti.
Il documento, redatto dai dipartimenti dell’Energia, dei Trasporti, dell’Edilizia e dello Sviluppo Urbano in collaborazione con l’Agenzia per la Protezione Ambientale, si pone l’obiettivo di garantire una rete elettrica alimentata da fonti rinnovabili entro il 2035 e di raggiungere la neutralità climatica del settore energetico entro il 2050.
La centralità del settore dei trasporti
Il piano, naturalmente, si basa su quella legge conosciuta come Inflaction Reduction Act che da una parte è stata voluta per ridurre il tasso di crescita dell’inflazione, dall’altra ha permesso di mettere in campo enormi cifre a sostegno della transizione ecologica.
Jennifer Granholm, segretario dell’energia degli Stati Uniti ha così commentato la presentazione del documento: “Il settore dei trasporti rappresenta un’enorme opportunità per ridurre drasticamente le emissioni che accelerano il cambiamento climatico. Lavoreremo tutti per permettere agli americani di percepire i vantaggi della transizione verso trasporti puliti facendo leva su nuove opportunità lavorative, migliore qualità dell’aria e minori costi legati proprio ai trasporti”.
Tesla Solar Roof installati in una casa americana
Pete Buttigieg, segretario ai trasporti, ha aggiunto: “Il settore dei trasporti è legato a quello delle politiche abitative e a quello delle politiche energetiche. Quindi, per ottenere risultati soddisfacenti, era necessario lavorare congiuntamente e sfruttare le competenze di tutte le agenzie coinvolte nell’affrontare la crisi climatica”.
Vantaggi a 360 gradi
Il settore dei trasporti, negli USA, è in effetti responsabile del 30% del totale delle emissioni di CO2 e, secondo i recenti studi che sono stati presi in considerazione durante la stesura di questo “National Blueprint”, incide negativamente sia sulle tasche sia sulla salute di milioni di americani, oltretutto contribuendo ad aumentare il divario tra classi agiate e classi più povere a livello di qualità della vita.
È per tutta questa serie di motivi che gli USA, con questo documento, si apprestano a una svolta epocale nelle loro politiche energetiche e ambientali, dimostrando la volontà di affrontare la transizione in modo pianificato e sostenibile, che porti anche a un’accelerazione nello sviluppo e nell’adozione di nuove tecnologie.
Una stazione di ricarica di Electrify America
Cercasi colonnine e mano d'opera
Fino a qui: tutto molto bello. Però i problemi non mancano. Ce ne sono due, in particolare, che la Casa Bianca deve risolvere in fretta e furia. Il primo riguarda la carenza di lavoratori nel settore delle rinnovabili. Le aziende offrono salari alti e condizioni contrattuali migliori di quanto accada in altri settori, ma per rispettare gli obiettivi si dovranno trovare 537.000 nuovi impiegati entro il 2030 e non è affatto facile.
E poi c’è il problema colonnine. Perché in un Paese in cui solo lo 0,7% dell’intero parco circolante è a zero emissioni (si parla di 1,9 milioni di elettriche a fronte di 281 milioni di vetture), se si vuole arrivare al 40% nel 2030 si deve spingere – molto – sull’infrastruttura. Lo dice uno studio di S&P Global Mobility, che ha previsto che entro la fine del decennio saranno necessari 700.000 punti di ricarica di Livello 2 (fino a 22 kW di potenza) e 70.000 di Livello 3 (da 50 a 350 kW di potenza). Attualmente ce ne sono 126.500 del primo tipo e 20.431 del secondo.
- Punti di ricarica di Livello 2: da 126.500 a 700.000
- Punti di ricarica di Livello 3: da 20.431 a 70.000