Siamo ancora all’inizio. È presto per parlare di invasione. Ma una cosa è certa: le auto elettriche cinesi continueranno a corteggiare gli automobilisti del Vecchio Continente. Già oggi, secondo la società di consulenza francese Inovev, le vetture del Dragone hanno conquistato il 5,8% del mercato europeo. Una quota destinata a crescere nei prossimi anni.

Ma qual è il segreto che consente ai Costruttori orientali di sbarcare facilmente dalle nostre parti? Sembra banale dirlo, ma è soprattutto una questione di soldi. A svelarlo è Patrick Koller, amministratore delegato di Forvia, settimo fornitore mondiale di componenti per veicoli.

Migliaia di euro in meno

Parlando con la Reuters, il numero uno del Gruppo transalpino spiega che, all’ombra della Grande Muraglia, si può contare su costi di ricerca e sviluppo minori, spese più basse e manodopera pagata con salari inferiori a quelli in Europa. Alla fine, anche i prodotti risultano più economici e, perciò, più attraenti agli occhi dei clienti.

BYD Tang

Interni della BYD Tang

I numeri chiariscono tutto: mentre – riferisce Koller, citando studi di Jato Dynamics – il prezzo medio delle auto elettriche in Europa si assesta a 55.821 euro, in Cina è inferiore di ben 24.000 euro, arrivando a 31.829 euro. Il denaro, però, non è tutto.

Parola d’ordine: “sicurezza”

I veicoli “made in China” si presentano come “buoni”, stando sempre al capo di Forvia, e mettono il Vecchio Continente in condizione di non riuscire a fermare le importazioni. E poi c’è il tema della sicurezza, su cui le Case orientali stanno puntando per superare le paure degli automobilisti più diffidenti. I dati Euro NCAP ne sono la prova: guardiamo per esempio a Ora Funky Cat.

Parlando invece più in generale di mercato, Koller non si sbilancia sulle prospettive del 2023, perché la guerra in Ucraina potrebbe rimescolare ancora le carte. Sul suo futuro ha invece le idee molto chiare: Forvia investirà di più negli Stati Uniti per sfruttare gli incentivi di Joe Biden. Un altro tema che fa riflettere l’Europa.