Che fine hanno fatto gli incentivi per le colonnine nelle case? Parliamo del bonus che garantisce uno sconto dell’80% sull’installazione dei punti di ricarica domestici, con un tetto massimo di 1.500 euro a famiglia o di 8.000 euro a condominio.
Un interrogativo che si pone anche (e soprattutto) chi queste infrastrutture le produce. Come Alberto Stecca, ceo di Silla Industries, che scrive una lettera ad Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), per lanciare un appello: fate presto; lo sconto va sbloccato. Ma cosa sta succedendo?
Quanto contano gli incentivi
Finanziato con 40 milioni di euro e introdotto il 5 agosto con un Dpcm dell’allora Governo Draghi – pubblicato in Gazzetta ufficiale il 5 ottobre –, il bonus aspetta ancora l’emanazione di un decreto attuativo. Gli incentivi dunque ci sono, ma non possono essere utilizzati.
“Possibile che siano rimasti incagliati – si chiede quindi Stecca – perché mancano i ‘decreti direttoriali’ del ministero dello Sviluppo economico (ribattezzato ministero delle Imprese e del Made in Italy dall’esecutivo Meloni, ndr) che individuino le disposizioni procedurali per l’erogazione dei benefici?”
“Sono fondi essenziali – continua il ceo di Silla –, soprattutto leggendo i dati di Motus-E, che attesta in Italia la ricarica domestica all’80% (per chi ha un garage), o la Ue, che dichiara ‘Private charging represents more than 90% of charging. It will maintain a very high share in the future’. O ancora le stime Acea, che prevedono nelle case in Europa quasi 21 milioni di colonnine entro il 2030 per gli obiettivi Fit for 55”.
“Noi ci siamo”
Lo stesso Stecca aveva denunciato l’immobilismo politico durante il panel tenuto da InsideEVs a Key Energy 2022: “Abbiamo centinaia di clienti – le parole pronunciate in quell’occasione – che vorrebbero acquistare, ma aspettano gli incentivi”, col risultato che così “si ferma il mercato e la gente non compra più”. Silla invita quindi il Governo a fissare un incontro “per capire come sbloccare una situazione apparentemente inspiegabile”.
Le mosse di Urso
Intanto, il ministro Urso prepara una serie di vertici con i colleghi europei di Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Romania, Grecia, Svezia, Portogallo, Croazia, Spagna, Austria e Cipro, oltre al commissario Thierry Breton. L’obiettivo è migliorare il Green Deal Industrial Plan della Commissione europea.
La proposta di Bruxelles, secondo il Mimit, “si incentra infatti solo sulle modalità che agevolano l’accesso delle imprese ai benefici fiscali, sulla semplificazione delle regole sugli aiuti di Stato e sui nuovi indirizzi dei fondi esistenti verso le industrie clean-tech”, ma “non si menzionano risorse nuove”
Urso proporrà quindi una serie di modifiche in vista del negoziato al Consiglio Ue del 23-24 marzo. Quattro i pilastri della proposta italiana.
- “agire in una logica di ‘pacchetto sull’industria’, in linea peraltro con la posizione espressa dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel;
- migliorare la proposta di revisione delle regole europee sugli aiuti di Stato per garantire un’effettiva ed efficace semplificazione e velocizzazione delle procedure, premessa necessaria per una reale competitività delle imprese europee;
- affermare con chiarezza il principio di solidarietà, che è a fondamento della casa comune europea;
- definire con chiarezza i settori da supportare e le modalità di finanziamento, funzionamento e le tempistiche di attivazione del Fondo sovrano europeo”.
Fonte: Mimit