Dove eravamo rimasti? A un’Italia che, nel 2022, era stata l’unico grande Paese europeo a perdere quota nel mercato dell’auto elettrica, con le vendite al -27% rispetto al 2021. Il 2023 non cambia però spartito e comincia come era finito l’anno precedente. Gennaio vede infatti un calo delle full electric al 2,6% del market share, a fronte di una crescita generale delle immatricolazioni pari al 19%.

Il confronto con gli altri Stati in Europa è perciò impietoso: secondo Motus-E, la Germania aveva chiuso il 2022 al +18%, mentre Regno Unito, Francia e Spagna avevano fatto rispettivamente 16,6%, 13,3% e 3,8%. Come recuperare il gap con gli altri big del continente?

Subito un tavolo col Governo

Le idee sono diverse e alcune arrivano dalla stessa Motus-E. “Occorrono dei correttivi per non diventare l’unico grande mercato europeo di sbocco per i veicoli endotermici che non si vendono altrove”, è l’invito di Francesco Naso, segretario generale dell’associazione.

L'ultimo tavolo automotive al Mimit (5 dicembre 2022)

L’auspicio è che il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) convochi presto il nuovo tavolo automotive, per fare seguito al primo faccia a faccia del 5 dicembre scorso. Ma non solo: “Speriamo che arrivino buone notizie sul tanto atteso e improcrastinabile riordino degli incentivi”, conclude Naso, che invita poi a estendere i bonus alle flotte aziendali, “un canale che potrebbe contribuire a rivitalizzare il mercato nazionale delle auto elettriche”.

Tetto più alto

Più spazio alle imprese, senza alcuna esclusione, è ciò che chiede anche Michele Crisci, presidente di Unrae, secondo il quale i bonus dovrebbero essere “interi anziché dimezzati”. In più, il Governo non dovrebbe “perdere l’occasione per una revisione strutturale della fiscalità del settore, modulando detraibilità Iva e deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2 per le auto aziendali”.

Ma quella di Unrae è una ricetta ad ampio raggio, che prevede anche la cancellazione del price cap alle auto elettriche incentivabili o, in alternativa, una soglia più alta e unica con le ibride plug-in, pari a 50.000 euro. E poi vanno sbloccati gli incentivi per installare le colonnine in casa o in condominio.

Colonnine di ricarica elettrica Giulio Barbieri

Auto elettrica in carica a una colonnina

Serve più tempo

Da Anfia, l’appello all’esecutivo è invece per il riuso delle risorse avanzate dalla campagna di incentivazione 2022 nelle fasce di veicoli con emissioni 61-135 g/CO2 per km (quindi le auto termiche) e 0-20 g/CO2 per km (quindi le full electric e le ibride plug-in super performanti dal punto di vista ambientale).

Vietati i ritardi

Più scettica sul “tutto elettrico” è però la posizione di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, che parla di “riluttanza” e “scarsa propensione” dei clienti “a sostituire convintamente e massivamente i propri modelli endotermici con i BEV, nonostante gli incentivi statali”.

Ecco perché propone di allungare i tempi di prenotazione di tutte le alimentazioni a 270 giorni, invece di lasciarli a 180. L’auto a batteria non può però essere trascurata. La speranza di Federauto è perciò che il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) non ritardi le installazioni delle colonnine previste nel Pnrr.