In Italia, ad aprile, “la CO2 media è cresciuta del 2,9%”. La transizione non può più aspettare, a cominciare da quella della mobilità. A lanciare l’appello è Michele Crisci, presidente di Unrae, che parte da questi numeri per commentare le immatricolazioni d’auto sostenibili nel mese alle spalle.
E questo al netto della crescita delle vetture elettriche, che vedono le vendite salire a quota 3.996, registrando un +29,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (3.077). Il contraltare è però la market share, ferma al 3,1% di aprile e al 3,7% del quadrimestre, contro i dati in doppia cifra degli altri grandi mercati europei.
Più incentivi
Stando infatti a Motus-E, realtà come Francia, Germania e Regno Unito portano l’auto elettrica rispettivamente al 15,4%, 14,2% e 15,4% delle immatricolazioni totali (dati riferiti al primo trimestre). Il perché di questo gap lo spiega la stessa associazione attraverso il segretario generale Francesco Naso:
“Sono tutti segnali da leggere attentamente – sostiene –. Con un’adeguata revisione delle politiche incentivanti e fiscali, per privati e flotte, il mercato italiano delle auto elettriche potrebbe crescere in modo davvero notevole, tornando a recuperare terreno rispetto ai maggiori Paesi europei, con cui siamo già abbondantemente in grado di competere dal punto di vista delle infrastrutture di ricarica. Le risorse ci sono, dobbiamo impiegarle nel modo più efficace possibile”.
"Più incentivi alle flotte"
E le colonnine?
Insomma, è principalmente una questione di politiche e incentivi. Posizione, quella di Motus-E, che mette d’accordo Unrae: “È urgente una riformulazione dei bonus, con innalzamento dei tetti di prezzo e l’inclusione di tutte le persone giuridiche con bonus a importo pieno – aggiunge Crisci –. Aspettiamo quindi la convocazione del Tavolo Automotive, di cui non si hanno più notizie, per lavorare di comune accordo verso obiettivi condivisi”.
C’è poi tutto il capitolo sulla ricarica. “È necessario recuperare i ritardi accumulati”, spera Unrae. Il discorso vale soprattutto “lungo le autostrade e strade statali”, senza però dimenticare “l’emanazione delle norme previste dai decreti Mase (sul Pnrr, ndr) e di quelle per l’acquisto e l’installazione di colonnine da parte di privati e condomini”.
Che fine hanno fatto gli incentivi alle colonnine?
Cercasi fiducia
Anche Anfia e Federauto spingono per una politica più decisa. “Chiediamo di accelerare la rimodulazione degli incentivi attualmente in vigore per l’acquisto di vetture a bassissime e zero emissioni e di provvedere alla riallocazione degli oltre 250 milioni di euro avanzati dall’ecobonus 2022 per l’incentivazione delle fasce 0-20, per supportare la ripresa e la crescita del mercato delle auto elettriche (BEV), anche aumentandone l’incentivo unitario, e 61-135 g/km di CO2”, è la richiesta di Paolo Scudieri, presidente di Anfia.
Dichiarazioni a cui fanno eco le parole di Adolfo De Stefani Cosentino, omologo di Federauto: “Anche nel mese appena trascorso riscontriamo uno stallo nell’impiego delle risorse ecobonus destinate a favorire gli acquisti di vetture a zero o bassissime emissioni. Dalla partenza della misura ad oggi, tali fondi hanno segnato un utilizzo del 12,9% sulla fascia 0-20 g/Km di CO2 e appena del 6,4% per quella successiva 21-60 g/km di CO2. Poca cosa”.
“Siamo ancora in un contesto macroeconomico in cui i prezzi dell’elettrico, oltre all’inflazione già elevata, sono più alti delle corrispondenti motorizzazioni a combustione interna, quindi, è fondamentale l’intervento pubblico per recuperare questo gap e stimolare gli acquisti di veicoli elettrici e a basso impatto ambientale da parte di tutte le fasce di clientela e, in particolare, del comparto delle flotte che risulta determinante per allargare la conoscenza e la fiducia verso la mobilità elettrificata”.