Il dado è tratto, anche se quella di Ursula von der Leyen non è ancora una dichiarazione di guerra commerciale. Piuttosto un avvertimento, che però potrebbe avere degli strascichi importanti nei rapporti con la Cina.
“I mercati globali sono inondati da auto elettriche cinesi economiche, grazie a prezzi mantenuti artificialmente bassi da ingenti sussidi statali. Ciò sta distorcendo il mercato. Annuncio quindi un’indagine antisovvenzioni”, sono le parole pronunciate dalla presidente della Commissione europea di fronte all’Europarlamento.
Il Vecchio Continente corre quindi ai ripari contro la presunta invasione del Dragone. Ma non solo, perché a preoccupare l’esecutivo di Bruxelles è anche l’eccessiva dipendenza da batterie e materie prime asiatiche. Quindi che si fa adesso? È la Reuters ad anticipare le prossime mosse dell’Ue.
Obiettivo: diversificare
Stando infatti a un documento intercettato dall’agenzia di stampa britannica, i leader europei sono chiamati a discutere di sicurezza energetica durante un vertice del 5 ottobre in Spagna. La penisola iberica diventerà così teatro di discussioni e, forse, misure forti contro l’eccesso di importazioni cinesi.
Batteria LFP della cinese CATL, il più grande produttore al mondo di accumulatori
Pochi i dettagli rivelati, ma pare che la Commissione Ue metterà sul tavolo delle nuove proposte per ridurre i rischi legati alla dipendenza da un solo fornitore e diversificare le fonti di approvvigionamento, creando nuove partnership con Africa e America Latina o rafforzando quelle esistenti.
Questione di programmazione
Ma perché l’Europa non riesce a sganciarsi dalla Cina? Per rispondere alla domanda, riavvolgiamo il nastro fino all’inizio del decennio passato. È il 2010 quando Pechino lancia un programma di incentivi a produzione e acquisto di auto elettriche. Il Paese getta così le basi per diventare leader mondiale in vendite di veicoli e raffinazione delle materie prime, conquistando un primato tuttora difficile da scalzare.
A distanza di 13 anni, i frutti del lavoro continuano perciò a vedersi, perché i dati dicono che nel 2023 le esportazioni dalla Cina all’Ue sono aumentate del 112% rispetto all’anno precedente e del 361% rispetto al 2021. La quota di veicoli è salita invece dell’8% e potrebbe raggiungere il 15% già nel 2025.
EV da 25.000 € più vicini
Intanto, un’analisi dell’associazione ambientalista Transport & Environment (T&E) segnala che, anche alla luce dell’inchiesta in arrivo, l’industria del Vecchio Continente sarebbe quasi pronta per dare vita alle agognate auto elettriche da 25.000 euro e, soprattutto, a venderle con guadagni sufficienti.
ID.2all, la futura auto elettrica da 25.000 euro di Volkswagen
È del 4% il profitto che le Case otterrebbero dalle full electric “economiche”: la stessa cifra che – più o meno – ricavano ora dai motori a combustione. I veicoli dovrebbero montare batterie al litio-ferro-fosfato (LFP) e avrebbero un’autonomia di 250-300 chilometri.
Nella peggiore delle ipotesi, il prezzo salirebbe a 31.000 euro. Il tutto dipende infatti da economie di scala e mercato di materie prime e chip. Sembra comunque che l’Europa abbia tutte le carte in regole per emanciparsi dalla Cina. Ora si tratta solo di consolidare le fondamenta.