Riscoppia il caso della gigafactory di batterie per auto elettriche a Termoli, promessa da Stellantis nel 2022 attraverso la conversione dell’attuale impianto locale di motori e cambi, con l’obiettivo di sfornare 40 GWh di accumulatori dal 2026.
Ma il ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), Adolfo Urso, denuncia: “Non abbiamo ancora risposte sul destino della fabbrica, per la quale sono state impegnate risorse del Pnrr”. A questo punto, la minaccia è di dirottare i fondi europei “ad altri”, magari un costruttore straniero pronto a sbarcare in Italia.
“Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non rispetta gli impegni. E la scadenza è nelle prossime ore. Tocca all’azienda rilanciare l’auto in Italia e noi aspettiamo queste risposte da troppo, lungo tempo. Il Governo ha fatto la sua parte, Stellantis no”.
“Segnali negativi”
Urso lancia poi una frecciatina personale al ceo Carlos Tavares, che – fra retribuzione base e altri bonus – guadagna fino a 36,5 milioni di euro all’anno: “Il compenso dei manager dovrebbe essere commisurato non solo ai dividendi degli azionisti, ma anche alla sostenibilità sociale del Paese”.
Una stoccata che il Mimit giustifica sia col silenzio sulla gigafactory, sia coi “segnali negativi sul fronte della produzione e del ricorso alla cassa integrazione”, in contrasto con il piano Italia presentato dal gruppo, che “prevede di raggiungere il milione di veicoli”, come “concordato con Tavares nel primo incontro, oltre un anno fa”.
Fonte: Borsa italiana