“Un piano d’azione industriale per il settore”: Mario Draghi prescrive la medicina per l’auto elettrica europea, da tempo malata di calo delle vendite per colpa – anche – di quella che l’ex premier italiano chiama “esempio chiave della mancanza di pianificazione dell’Ue, che applica una politica climatica senza una politica industriale”.
Il monito è messo nero su bianco nel report “The future of European competitiveness”, presentato dall’economista insieme alla presidente Ursula von der Leyen per tracciare la nuova rotta del Vecchio Continente. In sintesi: adesso bisogna lavorare bene, perché il tempo per guarire c’è, ma è vietato perderne altro. I rischi sono delocalizzazione della produzione e acquisizioni delle aziende da parte di competitor stranieri.
Più aiuti e coerenza
I primi passi dovranno essere maggiori aiuti alle imprese e una tabella di marcia coerente su elettrificazione della mobilità e sviluppo di batterie, materie prime e colonnine per la ricarica. Solo così nasceranno e diventeranno competitivi i “veicoli elettrici europei piccoli e convenienti”.
Draghi sostiene anche che l’Unione dovrebbe sfruttare meglio le proprie risorse, attraverso estrazioni e riciclo delle materie prime, perché è vero che il Critical raw materials act (Crma) ha già ridotto di 3-5 volte i tempi per autorizzare i lavori nelle miniere, ma è sempre meglio “accelerare il ritmo”. Seguendo questa ricetta, nel 2050 “l’Ue potrebbe potenzialmente soddisfare da più della metà a tre-quarti il proprio fabbisogno di metalli per le tecnologie pulite”.
La Cina è più avanti
Il banchiere non risparmia alcuna critica: “L’ambizioso obiettivo delle zero emissioni allo scarico entro il 2035 porterà a una graduale eliminazione de facto delle nuove immatricolazioni di veicoli con motore a combustione interna e alla rapida penetrazione sul mercato dei veicoli elettrici”.
“Tuttavia, l’Ue non ha dato seguito a queste ambizioni con una spinta sincronizzata alla conversione della catena di approvvigionamento. Ad esempio, la Commissione ha lanciato l’Alleanza europea delle batterie per costruire una propria catena del valore solo nel 2017 e l’Europa è molto indietro per quanto riguarda l’installazione delle infrastrutture di ricarica.
La Cina, al contrario, si è concentrata sull’intera catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici dal 2012 e, di conseguenza, si è mossa più velocemente e su scala più ampia ed è ora una generazione avanti nella tecnologia dei veicoli elettrici praticamente in tutti i settori, producendo anche a costi inferiori”.
Il risultato è una perdita delle quote di mercato nel Vecchio Continente, che per la Case cinesi è passata dal 5% del 2015 a quasi il 15% del 2023, mentre quella dei costruttori europei è scesa dall’80% al 60%.