Bene per la lotta al cambiamento climatico, male per il mercato europeo e – in generale – quello occidentale: aumenta infatti la domanda mondiale di turbine eoliche, che nei primi sei mesi del 2024 riporta una crescita del 23% rispetto allo stesso periodo del 2023 e arriva a quota 91,2 gigawatt (GW), ma si riduce del 42% il contributo di Europa e America.

Quasi tutta la richiesta arriva infatti dalla Cina, forte di 75 GW fra gli oltre 90 totali, di cui 70 per opere in patria e 5 destinati all’estero. Perché questa differenza? Lo spiega Luke Lewandowski, vicepresidente per la Ricerca globale sulle Energie rinnovabili della società di analisi Wood Mackenzie, che dipinge il quadro della situazione:

“Le aziende occidentali stanno lottando per tenere il passo, sfidati dai vantaggi competitivi della Cina in termini di prezzi e disponibilità. La debole domanda nei mercati occidentali, così come incertezza politica, inflazione e altre pressioni sui costi, ha anche ridotto l’attività in Stati Uniti ed Europa. La Cina rimane leader indiscussa del settore”.

La crescita dell’eolico dal 2020 al 2024 (primi semestri)

Europa e USA in difficoltà

Vecchio e Nuovo Continente registrano così meno di 10 GW (13%), mentre davanti ai numeri di tutto il mondo extracinese c’è sempre il segno “meno”: -2,3 GW e -16%.

L’investimento complessivo del pianeta arriva comunque a 42 miliardi di dollari (37,7 miliardi di euro), in aumento del 3% anno su anno (YoY). In difficoltà è poi il settore dell’eolico offshore, in perdita di 4,1 GW (-38%).

“Il mercato offshore conta quasi 30 GW di ordini condizionati a livello globale, di cui 21 GW riservati a progetti in Europa e Stati Uniti, ma le difficili condizioni economiche continuano a ritardare la conversione in ordini fermi”.