Si intensifica lo sforzo dell’Europa per creare una filiera delle batterie in grado di incrinare la leadership asiatica. Nei giorni scorsi si è riunita l’assemblea generale di Batteries Europe, il “braccio armato” dedicato a ricerca e innovazione della Battery Alliance Ue, iniziativa lanciata nel 2017 per far collaborare i Paesi membri in un settore decisivo per lo sviluppo industriale dei prossimi anni. Per non dire decenni.

La riunione ha visto la presenza di circa 200 tra aziende, enti di ricerca e rappresentanti di Stati e Regioni europee. I lavori sono stati aperti e coordinati dalla direttrice generale Energia della Commissione Ue, Ditte Juul Jørgensen.

L’arma degli Ipcei e l’asse franco-tedesco

Nel suo intervento Jørgensen ha sottolineato l’importanza di Batteries Europe per una strategia che valorizzi l’intera catena del valore delle batterie, dalle materie prime al riciclo, aiutando l’industria e i Governi a fare le scelte giuste per gli investimenti. In primis, il piano darà vita a una struttura di base per le partnership intraeuropee, da sfruttare nell’ambito del programma di finanziamenti per l’innovazione che prende il nome di Horizon Europe.

L’obiettivo di fondo è quello di promuovere la cooperazione e sviluppare azioni coordinate a livello continentale e nazionale, ma anche tra le singole aziende. Il tutto sotto il cappello di Horizon Europe e di quello che rappresenta il fulcro dell’alleanza: la possibilità di far rientrare gli investimenti per le batterie nel perimetro degli Ipcei, i "Progetti importanti di comune interesse europeo", sottratti ai consueti vincoli sugli aiuti di Stato.

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Un’apertura essenziale per ribattere al dominio asiatico in questa industria - e della Cina in particolare - di cui Germania e Francia hanno iniziato ad approfittare dalla scorsa primavera. Berlino e Parigi hanno già lanciato infatti un programma di investimenti da 5-6 miliardi di euro tra pubblico e privato, a cui in un secondo momento si è aggiunta anche la Polonia.

La ricerca però si muove anche in Italia

Anche l’Italia ha mostrato interesse a unirsi all’iniziativa a trazione franco-tedesca, e nel frattempo sono numerose le aziende della Penisola che si sono attivate sul fronte degli Ipcei.

Quanto alla ricerca, la scorsa estate è sorta la declinazione nazionale del piano Ue per l’innovazione nei sistemi di accumulo, dando una cornice comune alle iniziative di ricerca nel campo delle batterie. In occasione della presentazione dell’iniziativa da parte di Enea e Politecnico di Torino, sotto l’egida della Ricerca di Sistema, erano presenti rappresentanti di Commissione Ue, Confindustria, Cnr, Enel, Fca, Rse e Terna.

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La stessa Fca, che proprio nei giorni scorsi ha annunciato la prossima nascita di un Battery Hub a Mirafiori, partecipa inoltre attraverso il Centro Ricerche Fiat al progetto europeo 3beLiEVe, rivolto a creare batterie al litio di terza generazione per veicoli ibridi ed elettrici dotate di sistemi di monitoraggio integrati.

Le gigafactory Ue e il consiglio direttivo di Batteries Europe

Nei mesi passati la Commissione europea ha spiegato che il Vecchio Continente avrà bisogno di almeno 10-20 gigafactory, con un potenziale di occupazione stimato tra 2 e 3 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti.

L’assemblea generale di Batteries Europe, infine, ha eletto martedì il suo consiglio direttivo per il biennio 2019-2020, che sarà presieduto dal francese Micheal Lippert di Saft. I vicepresidenti saranno l’italiano Paolo Cerruti di NorthVolt e il tedesco Tobias Lösche-ter Horst di Volkswagen. Italiano anche il responsabile Cell design and manufacturing: è Stefano Saguatti di Manz Italy.