La porta d'accesso Oltreoceano, spalancata dall'era Marchionne, in cambio di una spinta decisiva all'elettrificazione. Dopo il naufragio delle nozze con Renault, anche le nuove trattative di FCA con PSA ruotano intorno a questo perno, ma non solo. Perché pure stavolta, dati alla mano, la fusione tra i due gruppi sembra poter rispondere a tutte le delicate sfide industriali dei prossimi anni: dall'efficienza alla presenza globale, per arrivare al nodo chiave della decarbonizzazione.

I pezzi del puzzle potrebbero quindi esserci tutti, ma bisognerà capire ora come si muoverà il Governo di Parigi.

Parola d'ordine: elettrificazione

Non è certo un mistero che dietro l'attivismo di FCA sul dossier fusioni ci sia il bisogno di accelerare sull'elettrificazione, soprattutto ora che si staglia distintamente all'orizzonte lo spettro delle sanzioni Ue sulla CO2.

Secondo le stime diffuse nei mesi scorsi da AlixPartners, basate sulle emissioni calcolate a fine 2017, il gruppo guidato da Mike Manley rischierebbe sanzioni fino a 746 milioni di euro. E in un certo senso le risorse dedicate a questo problema sono già iniziate fluire. Basti pensare all'acquisto da Tesla dei “crediti verdi” diventati indispensabili per FCA per provare a traguardare gli obiettivi europei, in un'operazione che il Financial Times ha valutato intorno agli 1,8 miliardi di euro.

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Ormai è assodato che per raggiungere il target dei 95 g/km di CO2 è inevitabile percorrere la strada dell'elettrico, ed FCA lo sa bene. Superate le perplessità del passato la Casa si sta infatti sempre più muovendo in questa direzione. Un cambio di approccio che a quanto si apprende ha preso corpo anche sotto il profilo “politico”, come dimostrato dalle istanze portate al tavolo sul futuro dell'automotive istituito al ministero dello Sviluppo economico, e in precedenza dall'ingresso in Motus-E.

Il nodo dei modelli

Resta però un importante nodo da sciogliere. Al di là dei piani elettrici snocciolati negli ultimi mesi, la gamma “alla spina” di FCA fatica a raggiungere la massa critica per abbattere il monte emissioni. Certo, nell'immediato sono in arrivo le Renegade e Compass plug-in hybrid (e forse anche una 500 X PHEV), e a seguire tutti gli occhi sono puntati sulla 500 elettrica attesa per luglio. Ma serve di più.

Da qui l'idea di far valere il “peso” raggiunto negli Stati Uniti per ottenere dai francesi la tecnologia per le auto a zero emissioni, a partire dalla piattaforma modulare e “multienergia” CMP. Uno scambio apparentemente win-win, considerando quanto il boss di PSA, Carlos Tavares, voglia rompere le barriere che finora gli hanno impedito di aggredire il mercato a stelle e strisce.

Il potenziale delle sinergie industriali c'è. Ora palla alla politica.

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