Gli indiani di Mahindra, quando hanno acquisito la Pininfarina nel 2015, probabilmente avevano già tutto in mente dal momento che la squadra corse militava già nel campionato di Formula E. Oltre ad acquisire un marchio della tradizione italiana, leader nel design da quasi 90 anni, probabilmente volevano trovare il modo di coniugare l’esperienza acquisita nel motorsport elettrico, unendola all’ingresso nel settore delle hypercar.
Emozioni e performance da monoposto
La Battista, dal nome del fondatore della Pininfarina, è stata presentata ufficialmente a Ginevra qualche mese fa ed ora siamo a poco più di un anno dall’inizio delle consegne ai 150 fortunati clienti che potranno godere dei 1.900 cavalli, o meglio 1,4 Megawatt, sprigionati dai 4 motori della più veloce e potente hypercar italiana. La concezione e lo sviluppo della Battista avviene a Cambiano, nella sede storica Pininfarina, da un team visionario, capace di armonizzare 450 km/h con batterie dalla capacità di 120 kWh, quattro ruote motrici in una carrozzeria sì aerodinamica e funzionale ma soprattutto affascinante, italiana.
Per farci capire cosa significherà domare i 1900 cv elettrici della Battista siamo stati invitati a provare la Mahindra Formula E di prima generazione, ciò che più si avvicina alle sensazioni della nuova hypercar: tuttavia le emozioni saranno ancora più forti, perché rispetto alla monoposto, la Battista ha maggiore accelerazione, velocità e forza G.
Non solo pista: una Gran Turismo che toglie il fiato
Giulio Morsone, ingegnere del team di progettazione della Battista ci ha dato alcune informazioni specifiche sul powertrain, derivato direttamente da Rimac, ma rivisto in funzione del prestigio di quest’auto dal nome “nobile”. Non si tratta di una semplice trasposizione di tecnologia da un costruttore all’altro, bensì di una completa integrazione elettrica ed elettronica, sulla monoscocca in carbonio di nuova concezione a cui si aggiunge la calibrazione della gestione della potenza: non sarà solo un’auto veloce in pista, ma anche una Gran Turismo adatta all’uso quotidiano che probabilmente il cliente preferirà ad altre vetture nel suo garage.
Fotogallery: Automobili Pininfarina Battista
Migliore distribuzione dei pesi e sistemi attivi sviluppati da un team di collaudatori con Nick Hedifeld a capo renderanno la Battista un’auto molto differente dalla Rimac. Grazie al simulatore di Danisi Engineering di Torino, si procede spediti allo sviluppo dell’auto, limitando sia il numero dei prototipi veri e propri, che il numero di chilometri da svolgere. E’ invece merito della collaborazione con Mahindra Racing il sistema di gestione delle batterie, ottenuto dall’esperienza in Formula E, potendosi concentrare nei componenti che migliorano la guida, come il torque vectoring il cui aiuto nella guida tra le curve è fondamentale.
Dave Amantea, designer che abbiamo intervistato sullo stile della Battista, ci ha raccontato con passione quanto difficile sia progettare un’auto che si porta dietro 90 anni di storia: ogni modello del passato ha avuto segni distintivi, basti pensare alla Cisitalia 202, alla Ferrari Modulo o all’Abarth 1000 Record. Anche la nuova nata per farsi riconoscere, oltre alle forme equilibrate e sportive avrà il cuore elettrico “pulsante” in ricarica, così da essere riconosciuta al primo sguardo, anche di un bambino.
La sostenibilità non è solo nell'alimentazione elettrica
Affinché le persone si innamorino dei veicoli elettrici, Pininfarina ha deciso di puntare anche su temi altrettanto interessanti in fatto di sostenibilità ambientale: Sara Campagnolo, responsabile dello stile degli interni si è occupata di vestire l’abitacolo della Battista, con un occhio differente, date le sue origini nel mondo della moda.
Ad esempio, la pelle utilizzata dentro la Battista viene conciata con un liquido ottenuto dalle foglie di ulivo: un lungo processo di recupero di queste foglie, che altrimenti andrebbero bruciate producendo CO2 inutile, fa sì che all’interno dell’abitacolo si possa anche respirare un’aria più salubre, priva di solventi chimici.
Si tratta di un’economia circolare all’interno della produzione: tutti i fornitori sono coinvolti in questo circolo virtuoso sostenibile, che non significa solo installare un motore elettrico su quattro ruote. Si tratta di un percorso lungo, non certo “hic et nunc”: ad esempio, gli scarti d’alluminio che si ottengono dalla produzione della Battista vengono riutilizzati mescolandoli con una bio-resina in grado di generare un nuovo materiale dall’effetto unico, innovativo, che verrà utilizzato nei futuri modelli della casa di Cambiano. Stessa sorte per gli scarti di pelle, rimescolati per produrre un polimero bio all’aspetto molto organico, simile al legno, del tutto privo di petrolio.
Sicuramente l’alto livello di artigianalità ed i bassi numeri di produzione contribuiscono ad aumentare la responsabilizzazione ambientale dietro al progetto Battista: un processo che viene apprezzato da tutti coloro che si sono avvicinati alla neonata by Pininfarina, elettrizzati – è il caso di dirlo – dalla possibilità di ricevere un gadget costruito con un materiale di scarto della loro auto. Anche la percezione di sostenibilità evolve e Pininfarina apre nuovi orizzonti.