Ha innescato una girandola di commenti e polemiche l’idea avanzata dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, di estendere alle auto termiche gli incentivi alla rottamazione. In un’intervista al Sole 24 Ore, in particolare, il responsabile del Mise ha affermato che “bisogna pensare degli strumenti di rottamazione anche per l’acquisto di auto non elettriche”.

Parole a cui nella serata di ieri ha risposto Motus-E, l’associazione italiana della filiera eMobility, che punta il dito sul rischio di dare vita in questo modo a “un’Europa a geometrie variabili, con Paesi che puntano senza mezzi termini sull’elettrico e Paesi che fanno della retroguardia e del compromesso i principali mezzi di autotutela”. Ma non solo.

Una valvola di sfogo per le termiche?

Ricordando la normativa Ue sulle emissioni auto (qui la nostra guida su come funzionano le multe), Motus-E rimarca che il famigerato limite di 95 g/km “vale a livello comunitario e non di singolo Stato membro”. Di conseguenza, insiste l’associazione, aprire agli incentivi alle auto termiche “rischia di trasformare l’Italia in un mercato poco appetibile per l’elettrico, un mercato in cui è possibile proseguire nelle proprie strategie commerciali di vendita di auto termiche”.

In aggiunta a questo, Motus-E denuncia anche che proposte simili “rischiano di fiaccare, nel nostro Paese, qualsiasi slancio di ripresa sia in termini industriali che occupazionali”, in un contesto macroeconomico tutt’altro che favorevole e “proprio nel momento in cui si stanno riconvertendo gli stabilimenti per la produzione di auto elettriche”.

Un unicum europeo

Lo sguardo si allarga quindi sul Vecchio Continente. “I Governi europei”, sottolinea infine l’associazione, “stanno supportando la transizione con sistemi di incentivazione diretta” basati “sulla rottamazione o supporto tramite schemi di bonus-malus”. Nessuno, invece, prevede schemi di incentivazione per l’acquisto di auto tradizionali.