Il mondo post-Covid viaggerà sempre di più su due ruote. Ne sono convinti Gianluca Santilli e Pierangelo Soldavini, autori del libro Bikeconomy, che nella sua nuova edizione fa un check-up sull’universo bicicletta nell’Italia del dopo pandemia.

Dai numeri riportati nel saggio emerge che il nostro Paese può essere protagonista di una importante transizione verso l'utilizzo della cosiddetta mobilità dolce. Vediamo perché.

La sfida delle bici

Autobus, metropolitane e treni sono stati parzialmente svuotati dalla paura di contagiarsi a bordo. Di contro, c’è stato un ritorno di fiamma verso le automobili, considerate più lontane dal pericolo di incontrare il virus. Al tempo stesso, però, al momento sono veicoli meno ecosostenibili. Ecco perché le due ruote possono ora ritagliarsi uno spazio tutto nuovo.

Bici

A supportare la loro tesi, Santilli e Soldavini riportano i dati: la “bikeconomy” europea vale 510 miliardi di euro, mentre il Prodotto interno bici (Pib) italiano sui aggira sui 12 miliardi, grazie alla produzione di mezzi, accessori e altri materiali, da aggiungere alla crescita del cicloturismo. Un giro d’affari che, secondo Legambiente, vale da solo 7,6 miliardi.

Oltre i bonus

Merito dei bonus, che nel 2020 hanno spinto il boom di vendite, con 2.010.000 di biciclette acquistate (+17% rispetto al 2019), tra tradizionali (1.730.000, +14%) ed eBike (280mila, +44%). Ma gli incentivi, come quello francese da 2.500 euro, non possono essere l’unico strumento per stimolare le persone a salire in sella e portare in alto il settore.

Alla “città dei 15 minuti”, come viene chiamata nel libro, e a una mobilità sostenibile quotidiana serve invece una vera e propria trasformazione degli spazi, urbani e non, che offra maggiore possibilità di relazione, condivisione, circolazione, interazione e interscambio. Che gli europei pedaleranno molto di più, è anche la previsione del CONEBI.