Conta 2.702 pagine e 550 miliardi di dollari per nuove spese, da sommare ai 450 miliardi già messi in conto, per un totale di 1 trilione di dollari (o 1.000 miliardi, che dir si voglia). Parte da questi numeri il più grande piano infrastrutturale di sempre messo a punto in America dal presidente Usa, Joe Biden, e dal Senato a stelle e strisce, con l’obiettivo di rilanciare l’economia statunitense nei prossimi anni.

Strade, ponti, porti, ferrovie e internet al centro del maxi investimento, con un ruolo di primo piano anche per le auto elettriche, a cui sono destinati 7,5 miliardi di dollari per costruire una grande rete di ricarica.

Rincorsa alla Cina

Le nuove colonnine, che dovrebbero essere circa 500.000, verranno installate soprattutto lungo i corridoi autostradali, nei luoghi più frequentati e all’interno delle comunità, in particolare quelle rurali, per incentivare l’uso delle vetture alla spina.

2022 Ford F-150 Lightning di ricarica

Diversi gli obiettivi dell’amministrazione Biden. Prima di tutto, recuperare il gap con il mercato cinese delle vetture a batteria, che attualmente registra numeri tre volte superiori rispetto a quelli degli Usa. E poi, non meno importanti, combattere i cambiamenti climatici e aumentare i posti di lavoro.

Anche scuolabus e traghetti

Ma di elettrico non ci sono solo le auto. Anche gli scuolabus Usa saranno protagonisti di un processo di conversione verso le zero emissioni, con un tesoretto da 2,5 miliardi di dollari. La stessa cifra è destinata agli autobus a basso rilascio di CO2 e altrettanto ai traghetti. Alla fine, saranno migliaia i nuovi mezzi di trasporti per i circa 25 milioni di bambini che ogni giorno vanno a scuola.

New York Midtown Cross Ferries

Cosa succede ora

Ora che il disegno di legge è stato presentato, dovrà prima ottenere il sì dello stesso Senato, poi passare alla Camera dei rappresentanti. L’ok definitivo potrebbe arrivare già questa settimana, ma non è scontato, perché alcuni membri del Congresso hanno legato il destino della proposta a quello di un altro pacchetto di riforme per “infrastrutture umane” che prevede investimenti su questioni sociali come l’istruzione.