Sorpresa: anche le paludi possono diventare una risorsa importante l’elettrificazione. Soprattutto quelle che si trovano in nord Europa, dove i terreni sono ricchi di torba, un composto vegetale umido e in decomposizione. Secondo gli scienziati dell’università di Tartu, in Estonia, questa sostanza può essere utilizzata per creare batterie agli ioni di sodio.

A rendere la cosa ancora più interessante è il processo di produzione, che sarebbe dalle 3 alle 5 volte più economico rispetto a quello utilizzato per gli accumulatori gli ioni di litio, anche se si tratta di una tecnologia ancora in fase sperimentale.

Come funziona il processo

Questo perché, ricordiamo, le batterie agli ioni di sodio non contengono minerali preziosi e costosi come litio, cobalto e nichel. In prospettiva come abbiamo visto in passato potrebbero quindi diventare una tecnologia da affiancare al modello attualmente dominante delle celle agli ioni di litio. La torba, invece, “è una materia prima molto economica, non costa davvero nulla”, sostiene Enn Lust, capo dell’Istituto di chimica all’università di Tartu.

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Ma come viene sfruttato questo composto? Per farla breve, il processo si basa sul riscaldamento ad alte temperature della torba ripulita ed essiccata, che viene messa dentro un forno per 2-3 ore. “Il risultato – spiegano gli esperti – è un carbonio molto speciale, che conduce elettricità e accumula ioni di sodio come energia elettrica sull’estremità negativa della batteria”.

Sostenibile e promettente

“Per il polo positivo – continuano – viene utilizzato materiale ricco di sodio, estratto dal sale o dalle acque salate, come l’ossido complesso”. “Gli elettrodi che abbiamo sviluppato sanno una densità energetica paragonabile alle batterie al litio”, ha aggiunto Lust. Gli scienziati sostengono che il processo sia anche ecosostenibile.

L’università si aspetta ora che il Governo dell’Estonia finanzi una fabbrica su piccola scala per testare questa tecnologia, visto che le batterie agli ioni di sodio promettono di rivoluzionare le auto elettriche. Sono la nuova frontiera anche del colosso cinese CATL e, secondo gli esperti, potrebbero avere un futuro roseo per un mondo più verde.