I pro e i contro ci sono in tutte le cose. È una regola di vita che vale anche nel mercato delle batterie, dove CATL ha da poco lanciato la tecnologia agli ioni di sodio. Si tratta di accumulatori che non usano litio, terre rare e altri metalli preziosi e che, oltre ad essere più veloci da ricaricare, proprio per la diversa composizione chimica, sono anche meno costosi da produrre.
Potrebbero tornare utili, in un mondo in cui la domanda di batterie sta crescendo a velocità supersonica, ma non possono essere considerate la soluzione ad ogni problema. Anzi, esse stesse qualche problema ce l'hanno. Ecco perché le società che operano nel settore estrattivo e che stanno facendo affari d'oro con il litio e le altre terre rare non temono questa tecnologia né tantomeno i piani di sviluppo del colosso cinese. Almeno per il prossimo futuro.
Solo sodio non basta
Prima di tutto, le compagnie del settore minerario fanno notare che questa tecnologia garantisce ancora un’autonomia limitata in confronto ai sistemi utilizzati attualmente, perché rilasciano quantità di energia inferiori rispetto alle tradizionali batterie agli ioni di litio. In più - in questa fase di sviluppo - gli accumulatori agli ioni di sodio sono più pesanti delle loro controparti: non certo l'ideale da montare su un oggetto in movimento come un’auto elettrica.
Si arriva poi a un altro punto: l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) stima che la mobilità sostenibile crescerà di oltre 14 volte entro il 2030, raggiungendo quota 145 milioni di veicoli elettrici in strada. Impossibile, sempre secondo gli addetti ai lavori, pensare che una tecnologia emergente possa alimentare da sola tutti i mezzi in circolazione. Insomma, l'idea di svincolarsi dal litio è ancora remota e per questo il riciclo sarà sempre più importante.
Oltre le auto
Per finire, c’è un’ultima questione da considerare: la transizione ecologica non riguarda solo le auto. Saranno diversi i dispositivi affamati di energia nei prossimi anni. Perciò, anche in questo caso, si può dire che gli ioni di sodio non potranno sostituire gli ioni di litio in tutte le applicazioni. La società di consulenza Adamas Intelligence prevede infatti che i nuovi accumulatori raggiungeranno solo il 15% del mercato globale entro il 2035.
“Dal punto di vista di un produttore di litio – ha dichiarato l’amministratore delegato Ryan Castilloux –, non sono una minaccia significativa nel prossimo futuro”. Con lui concorda Andrew Miller, analista di Benchmark Mineral Intelligence: “Il numero di nuovi potenziali mercati per le batterie e l’accumulo di energia sta crescendo molto più velocemente rispetto alle tecnologie concorrenti agli ioni di litio”.
Il futuro degli ioni di sodio
A dimostrazione di queste dichiarazioni ci sono previsioni e investimenti. Da un lato, Roskill stima che la domanda di litio per produrre le batterie dei veicoli elettrici aumenterà di oltre 2 milioni di tonnellate entro il 2030 (4,5 volte più rispetto al 2020), mentre quella di cobalto, un altro metallo "messo in pericolo" dagli ioni di sodio, raddoppierà nei prossimi dieci anni.
Dall’altro, il gigante minerario Rio Tinto, che estrae minerali da una cava di boro in California, ha approvato solo il mese scorso un investimento da 2,4 miliardi di dollari per un progetto di borato di litio in Serbia. Intanto, però, CATL punta ad aumentare la densità energetica delle sue creature da 160 Wh/kg a 200 Wh/kg.