La transizione energetica passa attraverso diverse materie prime: litio, cobalto, nichel, rame e terre rare, per citarne solo alcune utilizzate tra turbine eoliche, sistemi fotovoltaici e batterie per auto elettriche. L’interrogativo che preoccupa molti è: le scorte sul pianeta saranno sufficienti per soddisfare una domanda che crescerà sempre di più?

Irena (International renewable energy agency) ha dato la sua risposta attraverso un lungo articolo in cui spiega come la quantità di materiali non sarà un problema: basterà solo una pianificazione seria nella gestione delle risorse per superare le difficoltà.

Alcune considerazioni

Prima di tutto, l’Agenzia ha ricordato che la transizione ecologica rappresenta solo una fra i tanti consumatori di queste materie prime: pensiamo per esempio a tutti i dispositivi elettronici che utilizziamo quotidianamente, come i nostri smartphone.

In ogni caso, per superare eventuali problemi di approvvigionamento, la vera chiave di volta della sostenibilità sarà il riciclo. Bisogna quindi insistere su questo fronte e, al tempo stesso, investire in tecnologie che consentano di sostituire i materiali critici con altri più comuni.

 

Terre rare

Fatte queste premesse, Irena analizza due materie prime nello specifico: le terre rare e il rame. Per le prime, impiegate soprattutto per i motori elettrici e le turbine eoliche, va specificato che “i metalli, in particolare il neodimio e il disprosio, sono utilizzati nei magneti dei generatori di corrente”, ma che “non tutti i tipi di turbine eoliche li usano”.

Il discorso vale in particolare per gli impianti costruiti “dai produttori occidentali, che generalmente evitano questi magneti, almeno per le turbine onshore”. Diversa invece la questione quando ci sono di mezzo “le turbine eoliche offshore”, ossia quelle installate in mare, perché i magneti “consentono di risparmiare spazio e ridurre i costi”.

E rame

Il rame, dal canto suo, è utilizzato sia “nelle turbine fisiche, sia nella linea elettrica che collega la turbina stessa alla rete”. Di fronte a queste necessità, la transizione comporta che la domanda di rame “crescerà fino a 2 milioni di tonnellate in più all’anno dagli attuali 30 milioni di tonnellate”.
Questo significa un incremento del 7% che l’Agenzia considera “non banale”, ma al tempo stesso “non esagerato”.

Le auto, invece, rappresentano oggi il 9% del consumo totale di rame, con il passaggio all’elettrico che potrebbe portare i numeri dal 14% al 28% rispetto all’uso attuale. Ma Irena è sicura: “L’innovazione potrà ridurre questa esigenza”.

external_image

Abbiamo visto diversi progetti per eliminare i materiali critici dalle batterie o dai motori, quindi perché non pensare che, in futuro, potremo farne del tutto a meno? L’Agenzia riporta l’esempio dei produttori di condizionatori, che “stanno già passando dal rame all’alluminio”. La sostituzione può quindi “eliminare i colli di bottiglia”.

Riciclare e gestire

Se questa non dovesse bastare, il riciclo rimane la vera soluzione su cui puntare. Per tirare le somme, “la disponibilità di risorse nel lungo termine è meno preoccupante della capacità di aumentare l’offerta nel breve”. E qui entra il gioco la proposta di Irena.

Considerato che la transizione riguarda tutti e che ogni materia prima richiede sforzi diversi, l’Agenzia si propone di “riunire i Paesi su questo argomento per promuovere un livello più elevato di trasparenza e facilitare la gestione efficace della fornitura di materiali critici a livello globale”, con l’obiettivo di “gestire correttamente la transizione”.